Tibi cornua nigrescunt
Nobis arma dum clarescunt.
Siamo
trenta d'una sorte,
e trentuno
con la morte.
EIA, l'ultima!
Alalà!
Siamo trenta su tre gusci,
su tre
tavole di ponte:
secco
fegato, cuor duro,
cuoia
dure, dura fronte,
mani
macchine armi pronte,
e la morte
a paro a paro.
EIA, carne del Carnaro!
Alalà!
Con un' ostia tricolore
ognun s'è
comunicato.
Come piaga
incrudelita
coce il
rosso nel costato,
ed il
verde disperato
rinforzisce
il fiele amaro.
EIA, sale del Quarnaro!
Alalà!
Tutti tornano, o nessuno.
Se non
torna uno dei trenta
torna
quella del trentuno,
quella che
non ci spaventa,
con in
pugno la sementa
da gittar
nel solco avaro.
EIA, fondo del Quarnaro!
Alalà!
Quella torna, con in pugno
il buon
seme della schiatta,
la fedel
seminatrice,
dov'è
merce la disfatta,
dove un
Zanche la baratta
e la dà
per un denaro.
EIA, pianto del Quarnaro!
Alalà!
Il profumo dell'Italia
è tra Unie
e Promontore.
Da Lussin,
da Val d'Augusto
vien
l'odor di Roma al cuore.
Improvviso
nasce un fiore
su dal
bronzo e dall'acciaro.
EIA, patria del Quarnaro.~
Alalà!
Ecco l'isole di sasso
che
l'ulivo fa d'argento.
Ecco
l'irte groppe, gli ossi
delle
schiene, sottovento.
Dolce è
ogni albero stento,
ogni sasso
arido è caro.
EIA, patria del Quarnaro!
Alalà!
Il lentisco il lauro il mirto
fanno
incenso alla Levrera.
Monta su
per i valloni
la fumea
di primavera,
copre tutta
la costiera,
senza luna
e senza faro.
EIA, patria del Quarnaro!
Alalà!
Dentro i covi degli Uscocchi
sta la
bora e ci dà posa.
Abbiam
Cherso per mezzana,
abbiam
Veglia per isposa,
e la
parentela ossosa
tutta a
nozze di corsaro.
EIA, mirto del Quarnaro!
Alalà!
Festa grande. Albona rugge
ritta in
piè su la collina.
Il ruggito
della belva
scrolla
tutta Farasina.
Contro
sfida leonina
ecco
ragghio di somaro.
EIA, guardie del Quarnaro!
Alalà!
Fiume fa le luminarie
nuziali.
In tutto l'arco
della
notte fuochi e stelle.
Sul suo
scoglio erto è San Marco.
E da ostro
segna il varco
alla prua
che vede chiaro.
EIA, sbarre del Quarnaro!
Alalà!
Dove son gli impiccatori
degli
eroi? Tra le lenzuola?
Dove sono
i portuali
che
millantano da Pola?
A covar la
gloriola
cinquantenne
entro il riparo?
EIA, chiocce del Quarnaro!
Alalà!
Dove sono gli ammiragli
d'arzanà?
Su la ciambella?
Santabarbara
è sapone,
è capestro
ogni cordella
nella ex
voto navicella
dedicata a
san Nazaro.
EIA, schiuma del Quamaro!
Alalà!
Da Lussin alla Merlera,
da Calluda
ad Abazia,
per il
largo e per il lungo
siam
signori in signoria.
Padre
Dante, e con la scia
facciam
«tutto il loco varo».
EIA, mastro del Quarnaro!
Alalà!
Siamo trenta su tre gusci,
su tre
tavole di ponte:
secco
fegato, cuor duro,
cuoia
dure, dura fronte,
mani
macchine armi pronte,
e la morte
a paro a paro.
EIA, carne dal Carnaro!
Alalà!
11 febbraio 1918.