Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
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LIBRO QUINTO - CANTI DELLA GUERRA LATINA

12 - All'America in armi

II.

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II.

 

21.    Come i vasti cavalli criniti di spuma nell'oceano che uguagli, come le miriadi dei corsieri spumanti nell'Atlantico indomo,

 

22.    i flutti del tuo vigore, o Republica, accorrono verso le rosse rive dove grandeggia quanto più sanguina la speranza dell'uomo.

 

23.    Gli eroi morienti con occhi pio che umani guardano levarsi la tua luce dove il loro sole si colca.

 

24.    E pensano: «O eternità del mare, non sapesti mai forza più bella di questo spirito che ti solca».

 

25.    Non ti fa bella, o Republica, l'immenso tuo cumulo d'oro, non la copia inesausta che ti versano dal buio i tuoi genii senz'ali,

 

26.    non l'ascia tua celere che ti muta in chiare città le tue selve, non l'impeto delle aeree tue case che ti sono le tue cattedrali,

 

27.    non il numero delle tue macchine schiave che servono i tuoi lucri e i tuoi agi, non l'orgoglio che le tue stirpi arroventa e martella,

 

28.    ma una parola che in te parlò una voce republicana, una parola ti fa la più bella.

 

29.    E di sùbito il tuo oro e tutti i tuoi metalli e tutte le tue fucine e tutte le tue genti non sono se non luce operante.

 

30.    Tutta sei luce. E fin l'oscurità delle tue miniere s'irraggia, così che il tuo nero carbone t'è diamante.

 

31.    Teco sono le sorgenti solari, negli occhi tuoi fissi. Dalla fronte al calcagno, tutta quanta sei luce.

 

32.    Sopra l'oceano che è la tua anima vera, l'ora prima, l'ora bianca dell'Alba a noi ti conduce.

 

33.    Innanzi che le mille e mille tue prore fendano il cielo e il mare, la tua parola risana il cuore profondo della terra gonfio di doglia.

 

34.    Rescissa dal ferro, incesa dal fuoco, intrisa di sangue, la divina radice per te rigermoglia.

 

35.    T'avevam conosciuta e disconosciuta, t'avevamo amata e poi rinnegata prima che il gallo cantasse.

 

36.    Troppo aspettammo che i colpi del tuo vecchio tamburo riscotessero le tarde tue masse.

 

37.    Dato avevi due volte il tuo messaggio col sigillo purpureo, due volte vestita di porpora; e il tuo terzo era atteso dai vivi e dai morti nella notte feroce.

 

38.    Gloria! Agitasti alfine la tua bandiera seminando dalle sue pieghe le stelle; e nella notte sfolgorò la tua voce.

 

39.    «Vivete, perché la verità è vivente. Morite, perché la morte è immortale. Riordinate la battaglia. Noi siamo gli eguali del Tempo. Incomincia la guerra.

 

40.    Se questa è l'ora del combattimento e della messe, ecco le armi, ecco le falci. Si combatta e si mieta. Si muoia e si raccolga. Non più partiremo col bruto il pane della terra

 

 


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