Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
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LIBRO QUINTO - CANTI DELLA GUERRA LATINA

13 - La preghiera di Sernaglia

II.

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II.

 

13.    Chi risponde? Chi giudica? Non l'uomo seduto, né l'uomo diritto, né il codice né la bilancia.

 

14.    Risponde chi per parlare sputa il fango ch'ei morse cadendo o si netta dalle lacrime di sangue la guancia.

 

15.    Risponde chi per parlare rompe lo stridore dei denti e l'ambascia, col giogo bestiale sul collo.

 

16.    Risponde chi col moncherino grondante scrisse l'abominio e il taglione sul muro superstite al crollo.

 

17.    Risponde chi nel patire eccedette i limiti del patimento posti al misero dalla pietà del Signore.

 

18.    Risponde l'umana e divina agonia cui fu Ghetsèmani tutta la terra cospersa di atroce sudore.

 

19.    E alcuno invocò sul misfatto la clemenza del Figliuol d'uomo? Ecco. Mano per mano, dente per dente, occhio per occhio.

 

20.    Non il sermone laborioso ma il doppio taglio della spada forbita fa la luce al nemico in ginocchio.

 

21.    Il Figliuol d'uomo essi tolsero di croce non per comporlo nella pietra col panno lino e l'unguento,

 

22.    ma per riflagellarlo e ricoronarlo di spine e risaziarlo d'ingiurie e partirsi il suo vestimento.

 

23.    Ti sovvenga, o Clemenza. Del suo lenzuolo e del suo sudario e delle sue bende fecero vincoli e corde:

 

24.    vincoli per legare le mani e i piedi forati delle nazioni, corde per strangolarle a stràscino, o Misericorde.

 

 


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