Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La Leda senza cigno
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La Leda senza cigno

34

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34.Leda! Leda e i cigni!

L’antico ritmo della Metamorfosi circola tuttavia nel mondo.

Ella pareva ripresa e rifoggiata nella giovinezza della natura, abitata da una sorgente che pullulasse contro il cristallo de’ suoi occhi. Ella era la sua sorgente, il suo fiume e la sua riva, l’ombra del platano, il tremolìo della canna, il velluto del musco.

Leda e i cigni!

S’era addossata a un tronco, per resistere all’assalto; e, quando io tentavo di scacciare con la frusta e con la voce le bestie folli, ella mi gridava:

Lasciate! Lasciate!

Era una muta di levrieri barzoi natami nel mese d’agosto dalla candida Thamar; ma l’imagine divina della schiuma pareva legata alla loro nascita come il soprannome ellenico di Venere. Essi venivano in corsa al richiamo come il flutto viene al frangente; e dirò che ogni volta mi stupivo di non udire lo scroscio ai miei piedi? Certo, erano fatti di materie preziosissime; e nessuna conchiglia era delicata come quelle bocche nel passaggio dal roseo delle gengive al bianco dei denti. Taluni nei chiari occhi variegati avevano tutte le ramificazioni della flora marina come raccolte in una gocciola incorruttibile.

Lasciate!

Dritti su le zampe cercavano di leccarle il viso e il collo, smaniosi di carezze; ma uno più degli altri, abbagliante sebbene sparso di qualche macchia leggera come l’ombra del fumo, uno più degli altri la incalzava e premeva.

Oh! questo! – ella disse con un accento d’amore eleggendolo.

Riescii ad allontanare gli altri e a lasciarle quel solo.

O imaginazione, onnipotenza del desiderio, pupilla della poesia!

Il cuore mi si empiva di una voluttà sconosciuta. Addossata al tronco, ella aveva contro di sé l’animale palpitante; e gli parlava con quelle parole che la dolcezza scioglie in suoni vani. Il lungo muso le era contro la gota; e la bocca ferina e l’umana avevano la medesima freschezza giovenile. Le dita nude s’insinuavano nel bel manto come nella piuma molle che è sotto l’ala.


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