Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La Leda senza cigno
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La Leda senza cigno

37

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37. Sapevo che la casa era in vicinanza dello sbarcatoio: la quarta, a sinistra. Per trovarla camminai a piedi, piano, mancandomi l’ardire. L’ombra era in tutte le finestre. Passai lungo il muro del giardino, dove le foglie lisce degli arbusti lustravano tuttora. Le vetrate del vestibolo erano aperte: si vedeva in fondo un balcone anche aperto sul cielo pallido; e la brezza gonfiava le cortine, alitava sotto la volta. La casa pareva deserta. La risacca vi risonava come contro una banchina. «Forse è , seduta nell’ombra. Ora mi riconosce, si alza e getta un grido

Attesi immobile, nella corrente d’aria che mi rapiva in faville la vita. Ora ella non era più davanti a me; era dietro di me, come un blocco di gelo.

Al suono d’un passo mi volsi. Qualcuno entrava dal giardino. Non so che ribrezzo istintivo e il luccichìo delle lenti spesse m’avvertirono che l’uomo dal capo a piramide tronca sopraggiungeva.

Chi è ? – domandò, con una voce secca e penetrante che fendette il romorio della marea.

Mi nominai; spiegai con poche parole la mia presenza; gli porsi il pettine avvolto perché lo restituisse a chi l’aveva smarrito.

Non è tornata ancóradisse.

E, con una cortesia precisa e gelida, mi propose d’aspettarla.

Le mie pupille abituate all’ombra vedevano la testa fissa del pitone come nella incoerenza d’un sogno quando senza sospetto s’entra nella stanza e a un tratto si scopre nell’angolo il rettile enorme, fuggito dal serraglio, che guata eretto sul mucchio delle sue spire all’altezza dell’uomo.

Grazierisposi, non potendo dominare quello strano terrore. – Bisogna che vada.

Uscii; ripresi la corsa; giunsi fino all’estremità del viale marino, sperando d’incontrarla. Risalii verso le dune. Rientrai; ritrovai tra i miei libri e i miei calchi l’odore del tabacco oppiato; rividi la tastiera scoperta e l’ombra dell’Immortale su l’avorio ammutolito.

Vissi parte della notte come uno che sa di non più possedersi intero. Stetti in ascolto per cogliere un grido che non giungeva ancóra al mio orecchio ma toccava già la mia anima.



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