Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La Leda senza cigno
Lettura del testo

La Leda senza cigno

38

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

38. Non so se da molto durasse il sopore della stanchezza, quando la mia anima risalì nei miei sensi col tumulto d’una moltitudine percossa da un allarme improvviso. Mi ritrovai levato su i gomiti, pieno d’una pulsazione fragorosa, con gli occhi spalancati nel buio, inconsapevole del tempo, del luogo e della sorte, come colui che si sveglia per morire nella casa che crolla. Secondo la consuetudine, la finestra era aperta; e indovinai l’approssimarsi dell’alba dal colore del cielo stellato. La frescura mi placò. Mi ricoricai supino, vigilando.

In nessuna riva la malinconia del mondo fluttua come su questa dell’Estremo Occidente, al principio d’ogni nuovo giorno. Il gallo della Landa ha il canto roco e lugubre, come se si ricordasse di discendere da quello ch’era consacrato a una divinità concepita dalla Notte senza il soccorso d’alcun altro iddio. L’uomo, che quel canto risveglia, si sente ombra, prima di riprendere il peso del suo corpo per ritrascinarlo alla sua pena.


«»

IntraText® (VA2) Copyright 1996-2013 EuloTech SRL