Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La Leda senza cigno
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La Leda senza cigno

40

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40. Questo mi fu raccontato da Desiderio Moriar.

Come il racconto parve giunto alla fine ed egli taceva fisso al banco di sabbia mediano (pallida lacca senza asfodeli e senza vestigi, che apparteneva al mondo di giù) io gli domandai:

Poteste vederla sul letto di morte?

La vidirispose.

Aveva il viso intatto?

Accennò di sì, chinando il capo; e le sue mani tremavano un poco, su le sue ginocchia.

Osai aggiungere, a bassa voce:

E com’era il suo viso allora?

Egli fece la notte in sé, coprendosi la vista con le palme; e restò silenzioso.

Il riflusso aveva lasciata scoperta l’immensa spiaggia; e l’acqua bassa non respirava più, ma immota rispecchiava il cielo immoto. I canali, i banchi, le dune, le lunghe lingue sottili, i capi protesi, le macchie basse, tutte le interne linee secondavano quella dell’orizzonte oceanico, per obbedire a un ritmo di perfezione sublime non consentito agli uomini se non nella sola ora che segue il transito.

In un silenzio eguale alla nudità perfetta, la bellezza dell’Occidente stava supina.

Nella Landa, giugno 1913.



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