Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La Leda senza cigno
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51. Abbasso le palpebre su la mia intollerabile angoscia; e rivedo la mietitura del mio paese, un certo campo del Lazio tutto sanguigno di papaveri, una mano bruna che ha un suo certo modo di prendere la manata di spighe da segare, un fastello di covoni ortonese dipinti di minio, e la sacra bocca dolente di mia madre.

Si parte dalla mia anima un gesto improvviso di passione, come verso una presenza tangibile, come verso una creatura nel tempo medesimo reale e ideale. Per alcuni attimi il desolato volto materno si pone tra me e il volto della Patria che ho creduto di scoprire come in un lampeggiamento penoso. «O timore simile all’inverno che conduce per mano la speranza simile alla primavera!»]

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E trovo nel libro della mia memoria queste altre pagine sotto la data del 30 di agosto. V’è un canto celato.

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