IntraText Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
66. Questo è il santuario di San Severino. La tradizione m’appare verità. Sento che in quest’ombra Dante pregò e meditò, ebbe il suo luogo pio riconosciuto per consuetudine dalle sue ginocchia. Dove?
La grande nave mediana è rischiarata dal duplice ordine di finestre; ma le due e due navi laterali, basse come i portici dei chiostri, sono occupate da un’ombra calda e bruna che fa pensare alla pàtina preziosa composta dal tempo e dalla musica sul legno sensibile d’un violino. Per mezzo ai pilastri nervuti, scorgo una vetrata a losanghe senza imagini, simile a una lastra di ghiaccio segnata di mille incrinature. Scorgo, più in là, in un bagliore sanguigno, Gesù crocifisso, che riceve il colpo di lancia dal Romano. Tutte le cappelle intorno vivono d’un silenzio animato, sotto il gesto d’un santo o d’un arcangelo, d’una vergine o d’un evangelista: San Luigi Gonzaga riceve l’ostia dalle mani di San Carlo Borromeo; San Michele schiaccia il demonio; San Giorgio trafigge il dragone; San Severino, poggiato alla sponda del suo pozzo, parla con Clodoaldo e co’ seguaci; Santa Genoveffa guarisce la madre sua. La pietà, la forza, la saggezza, il miracolo brillano come lo smeraldo, come il rubino, come l’ametista, come lo zaffiro.