Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La Leda senza cigno
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68. Laggiù, per entro ai fusti del palmeto sublime, l’Arcangelo armato apparisce a Giovanna d’Arco. A quando a quando il cantico s’abbassa, trema, s’affievolisce, come se si bagnasse di pianto; poi si rafforza e invoca.

Da ogni peccato,

dall’ira e dall’odio,

dalle imboscate e dagli assalti del nemico,

dalle angosce e dalle tristezze dell’agonia,

dalla mala morte,

per la tua passione lunga,

per la tua solitudine e per la tua desolazione,

per gli scherni e per le gotate,

per il flagello e per la corona di spine,

per la tua agonia e per la tua morte,

proteggili, o Signore,

preservali, o Signore,

sii tu la loro forza, il lor coraggio e la lor trincea,

in faccia al nemico, o Signore Iddio nostro.

E dégnati d’accettare il loro sacrifizio. Amen. –

*

Esaudita fu la preghiera, nel profondo e nell’altissimo.

Avevo veduto, pochi giorni innanzi, scintillare negli occhi coraggiosi di Marcello dure lacrime, mentre era egli sul punto di partire armato del suo fucile e della sua croce. Tutto era perduto.

Chi dirà la bellezza della notte in cui le sorti si volsero e si disegnò il prodigio?


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