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68. Laggiù, per entro ai fusti del palmeto sublime, l’Arcangelo armato apparisce a Giovanna d’Arco. A quando a quando il cantico s’abbassa, trema, s’affievolisce, come se si bagnasse di pianto; poi si rafforza e invoca.
– Da ogni peccato,
dalle imboscate e dagli assalti del nemico,
dalle angosce e dalle tristezze dell’agonia,
per la tua solitudine e per la tua desolazione,
per gli scherni e per le gotate,
per il flagello e per la corona di spine,
per la tua agonia e per la tua morte,
proteggili, o Signore,
preservali, o Signore,
sii tu la loro forza, il lor coraggio e la lor trincea,
in faccia al nemico, o Signore Iddio nostro.
E dégnati d’accettare il loro sacrifizio. Amen. –
*
Esaudita fu la preghiera, nel profondo e nell’altissimo.
Avevo veduto, pochi giorni innanzi, scintillare negli occhi coraggiosi di Marcello dure lacrime, mentre era egli sul punto di partire armato del suo fucile e della sua croce. Tutto era perduto.
Chi dirà la bellezza della notte in cui le sorti si volsero e si disegnò il prodigio?