Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La Leda senza cigno
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70. Bisognava prepararsi a ricevere il nemico; e ciascuno aveva il suo modo, fra spavalderia ed eleganza, fra temerità e fermezza. Noi l’aspettavamo sul noto cammino del 1870, al limitare del bosco di Meudon, in quel recinto di fienili e di granai dove è tuttora inscritta la memoria degli Zuavi caduti combattendo. Il casale di Dama Rosa! Questo nome mi spande ancóra nell’anima non so che profumo di vecchia Francia, di «Francia la dolce». Lunghi muri pallidi, espressivi come il pallore delle facce sofferenti, pieni di tedio come i testimoni che da troppo tempo aspettano, pieni di piaghe e di cicatrici come i mendicanti nobili che non tendono la mano ma soltanto guardano. orizzontale come i morti che dormono senza nome, melodioso di musici invisibili, variato dal vento che lo rovescia come piuma o pelame, a onde chiare, a onde scure, inazzurrato dall’ombra della nuvola, calcato dal corpo che vi si riposa e vi s’imprime.

O Chiaroviso, un giorno dirò questi aspetti della mia esule malinconia, in quel libro che incominciai e interruppi.


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