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96. O suore di Francia, in ognuno di quei luoghi indimenticabili voi vi accordaste facilmente col loro genio e sapeste comporre un’armonia latina, come io non mi sentii straniero – nei giorni del ferro e del fuoco – a Soissons, a Reims, a Senlis, a Chantilly, tra le foreste e le correnti del Vallese. La grazia di Silvia, l’ombra di Maria Felicia Orsina, vi accompagnava tra le statue e le vasche delle ville romane. E certo con voi ella ripassò le Alpi e se ne tornò nella sua casa a specchio dello stagno, e forse ora séguita a gettar l’amo nelle acque chete del vivaio, stando fra le sue donne, col suo cervo bianco giacente ai suoi piedi. «Legato son perch’io stesso mi strinsi.»
Sopraggiunte nella intenebrata Venezia di guerra, nella Venezia delle altane con una invenzione estemporanea che stupì e forse indispettì le più studiose frequentatrici del Liston.