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106. Eravamo fermi in un attimo di felicità, senza desiderio. Forse il mio compagno cercava in sé le parole d’uno di quei sentimenti o concetti – gnomas breviculas – pe’ quali Giacomo Boni un giorno gli aveva rivelato la grazia dei poeti d’Asia più lontani. Spesso egli per gioco si piaceva di foggiarne a simiglianza, con quel misto di sottigliezza e d’ironia ch’era il tono del suo spirito tra estranei.
Allora la bellissima donna si volse verso noi troppo silenziosi; e domandò, con la gota contro il margine della foglia perfetta:
«Chi è più bella?»
«Quella che non parla» rispose il misogino, placidamente.
Non so se in quel giorno o in un altro, seduto sopra uno dei gradini laterali che scendono al cancello dell’approdo, mi ripeté ancóra qualche pensiero e qualche sorriso dell’Estremo Oriente, guardando a traverso il ferro battuto l’Isola dell’ultima pace.