Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La Leda senza cigno
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106. Eravamo fermi in un attimo di felicità, senza desiderio. Forse il mio compagno cercava in sé le parole d’uno di quei sentimenti o concettignomas breviculaspe’ quali Giacomo Boni un giorno gli aveva rivelato la grazia dei poeti d’Asia più lontani. Spesso egli per gioco si piaceva di foggiarne a simiglianza, con quel misto di sottigliezza e d’ironia ch’era il tono del suo spirito tra estranei.

Allora la bellissima donna si volse verso noi troppo silenziosi; e domandò, con la gota contro il margine della foglia perfetta:

«Chi è più bella

«Quella che non parla» rispose il misogino, placidamente.

Non so se in quel giorno o in un altro, seduto sopra uno dei gradini laterali che scendono al cancello dell’approdo, mi ripeté ancóra qualche pensiero e qualche sorriso dell’Estremo Oriente, guardando a traverso il ferro battuto l’Isola dell’ultima pace.


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