IntraText Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
116. Erano tuttavia là i rottami, le assi, le lastre di marmo non segate, le scorticature della parete, le travature scoperte, la solitudine aspettante, l’abbandono e il trasognamento, e quelle furtive larve grige vestite di ragnateli laceri, che abitano le case dove il nuovo fu demolito per ritrovare il vecchio.
Il gran pozzo rossigno era là, nel mezzo del cortile, pieno di silenzio e di polvere come un’arca. Allora mi ricordai che venivamo a visitare un ospite moriente e immortale. E non mi tornò di sopra al muro merlato l’odore dell’oleandro ma quello della resina, quello dei pini piagati d’Occidente; il profumo della Landa, l’aulente malinconia della spiaggia oceanica, l’aroma dell’esilio.
E, salendo la scala erta, riudivo nell’aria il coro angelico di Claudio Debussy ripetere misteriosamente il nome del Santo. E il mio spirito tremava di maraviglia come quando per la prima volta sentì dalla profondità del dramma salire la rivelazione della melodia. Gli si ripresentò a un tratto l’evento immenso. «Dal vecchio mondo che si gonfia e crolla, ecco balza la giovine Musica.»
Andavamo vacillando sul solaio sconnesso della sala veneziana restituita alla sua vastità primiera. «Dov’è?» diceva Nontivolio. «Dov’è?» diceva Chiaroviso. Tavole pencolanti, pareti raschiate, usci senza imposte. Come sta ad asciugare il bucato dei poveri, stavano appesi a una cordicella per traverso alcuni tappeti persiani di grande pregio. Attoniti, ci soffermammo a toccarli. Erano vivi. Avevano serbato nei secoli la vita animale onde è pregna la lana tondata nel momento che la tingono i tintori d’Asia. Nontivolio passò la sua lunga mano in uno sdrucio.
Ma che era quella bellezza ferita al paragone dell’altra?
Vacillavamo tuttavia sul solaio malfermo. Ed ecco un arco marmoreo, l’apertura stupenda d’una specie di tabernacolo glorioso, tutto marmi venati e rosati, cui non tanto rischiarava l’alto spiraglio quanto il soffitto a melagrane d’oro.