Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La Leda senza cigno
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126. Vado a cercare un prato che conosco, di dall’Ausa. Galoppo finalmente sul terreno soffice, sopra le ombre lunghissime dei fusti, come sopra uno smisurato rastrello.

Il prato è segreto, tutto chiuso fra cortine di pioppi, silenzioso, dolce come chi ama arrendersi. Gli alberi ardono per le cime, come i ceri, pioppi e salici dai lunghi rami verticali: leggeri, aerei. Le ombre s’allungano finché toccano l’altra estremità. Il cielo impallidisce. La mia malinconia si fa più musicale ancóra, misurata dal galoppo ritmico del cavallo. Ripenso, o meglio risento certi vespri fiorentini sul Campo di Marte, in vista di Fiesole gloriosa, tra una chiarità di muri graffiti…


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