Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La Leda senza cigno
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133. Rientro. Non ho pace. Soffoco. C’è nelle stanze requisite un odore di stoffa nuova: l’odore dei paraventi portati dal tappezziere di Udine, che mi servono a nascondere gli orrori dello stile goriziano. Paraventi? Come vorrei stanotte appoggiare la mia vita contro un parapetto di trincea!

Il letto requisito mi sembra ridicolo, col suo doppio guanciale, con la sua rimboccatura ben fatta, col suo piumino trapunto, con la sua caraffa d’acqua sul marmo del comodino.

Non ho sonno, ma credo che ho un po’ di fame, perché sento che la testa mi si vuota. A quest’ora il digiuno è inevitabile. Non è la vigilia? la grande vigilia?


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