Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La Leda senza cigno
Lettura del testo

Licenza

101

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

142. Il mio capo restava immobile, chiuso nelle sue bende. Dalle anche alla nuca una volontà d’inerzia mi rendeva fisso come se veramente l’imbalsamatore avesse compiuta su me la sua opera.

Sùbito le mie mani trovarono i gesti, con quell’istinto infallibile che è nelle membrane delle nottole quando sfiorano le asperità delle caverne tenebrose. Prendevo una lista, la palpavo, la misuravo. Era simile a un cartiglio non arrotolato, simile a uno di quei cartigli sacri che i pittori mettevano nelle loro tavole. V’era un che di religioso nelle mie mani che lo tenevano. L’udivo crepitare tra le mie dita che tremavano. Sembrava che la mia ansia soffiasse sul tizzo ardente che m’avevo in fondo all’occhio. Vampe e faville s’involavano nel turbine dell’anima. Sentivo su le mie ginocchia la mano della pietosa. Le sollevavo leggermente per ricevere la tavoletta. Era, per me oscurato, come una tavoletta votiva. Fra il pollice l’indice e il medio prendevo il cannello. Il medio aveva tuttavia il solco del lavoro ostinato. Nulla dies sine linea. E tremavo davanti a quella prima linea che stavo per tracciare nelle tenebre senza scorgere le parole.

Cerco nelle rubriche del Notturno, e trovo questo:

*


«»

IntraText® (VA2) Copyright 1996-2013 EuloTech SRL