Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La Leda senza cigno
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156. Tenevo le palpebre socchiuse; e rivedevo con l’occhio che non riconosce più i viventi ma riconosce i fantasmirivedevo Roberto Prunas, tutto disfatto nel sacco del suo gabbano, con mezza carne del viso distaccata dal teschio.

V’era, in quel verdore di sott’acqua, non so che spavento bianchiccio.

L’antica leggenda lagunare trasformava la vigna in barena. Ascoltai? o guardai?

«Sette uomini dei lidi, raccoglitori d’alga, passando con la barca lungo una barena, scoprirono il corpo d’un annegato che giaceva sul fianco tra i fiori di tapo, deposto dalla magra. Non gli s’appressarono per tirarlo a bordo o almeno per legarlo con una cima e prenderlo a rimorchio. Passarono oltre. Attesero a raccogliere l’alga. Poi accadde che, venuta l’ora del pasto, si riaccostassero a quella barena per cuocere la polenta e scodellarla.

Era con loro un fanciullo, il figlio d’uno d’essi. E il fanciullo, mentre il paiuolo bolliva, si dilungò dalla barca. Vide sul margine della barena, tra i fiori di tapo, un uomo coricato che non si mosse. Tornò egli al padre, e disse: Padre, v’è laggiù uno che dorme. Allora il padre gli fece: Va, e sveglialo, che venga a mangiare con noi.

Il figliuolo andò, e toccò alla spalla il giacente, un poco lo scosse. L’uomo si svegliò, e si rizzò in piedi, e si mise a camminare dietro il bambino.

I sette avevano già scodellato la polenta; e s’erano posti innanzi alle scodelle fumanti, e attendevano.

Come scorsero l’ombra di colui che veniva a mangiare con loro, di sùbito piegarono il capo, né più lo rialzarono; né fecero motto, né diedero fiato. Così stettero, rimasero

Allora levai la testa, e guardai. E vidi venire per la notte verde, sotto la pergola bassa, il corpo alzato di Roberto Prunas nel sacco fradicio del suo gabbano impellicciato. E la carne macera gli tremolava su l’osso del viso; e la mascella era scoperta, perché mancava il pezzo del labbro; e la fossa del naso e un’occhiaia erano vuote.


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