Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La Leda senza cigno
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157. La vita è bella, o Chiaroviso. L’altra notte tornavamo dall’aver fatto musica in quella sala verde ove, se vi sovviene, i sonatori capelluti di Giorgione partendo avevano dimenticato l’archetto di una viola da braccio.

I nostri sonatori erano alcuni giovani cannonieri dal capo raso, che la guerra ha tolti da un’orchestra di legni e posti in un’orchestra di acciai. La viola era venuta da una batteria di San Nicolò; il violino era disceso da un’altana munita; il violoncello aveva smesso allora allora la guardia della strada ferrata. Ed era un famoso strumento d’un famoso liutaio, di Andrea Guarneri: una creatura sensibile come uno dei miei levrieretti d’un anno, vestita d’una vernice così ricca, d’una pelle così trasparente, che l’avevo veduta rilucere perfino all’ombra degli alberi, tra le fresche pareti verdi, come se veramente la sua lucentezza cristallina fosse data dalla polvere di diamante.


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