Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La Leda senza cigno
Lettura del testo

Licenza

121

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

162. Per la prima volta ho sfidato la luce, nell’ora vietata. Mi pareva d’andare verso il totale abbacinamento, verso la cecità compiuta; o verso un miracolo d’oro. La scala era nell’ombra, tutta la casa era nell’ombra delle tendine verdicce: una prigione cupa e senza pace, dove il letto è un segno spaventoso come la croce a chi ne fu deposto tramortito per ricominciare a morire.

Sono disceso con cautela, senza rumore, come chi fugge per non tornar mai più. Sentivo le mura fatte di tedio, d’angustia e di smania. Andavo ai morti come alla libertà. Nondimeno ho esitato prima di passare la soglia. Ho avuto paura della luce come d’un abbacinatore all’agguato nella calle deserta. Ho visto una lama di sole, stretta come uno stocco, davanti a me, allungarsi sul muro dell’orto dei Corner. E il ragno nero, che sta nel centro della sua tela tessuta dentro il mio occhio destro, m’è parso muoversi in un bagliore giallo vorticoso.

Ma come avrei potuto meglio prepararmi a visitare il più ardito dei miei compagni se non con un atto di temerità? Il gusto del rischio pareva di nuovo diffondersi in tutte le mie membra, simile a un sapore da troppo tempo vietato. L’anima sentiva di nuovo la qualità del sangue, come nei mattini delle mie dipartite, quando il pensiero del ritorno era lasciato nel vestibolo a dispregio, quasi ingombro vile.


«»

IntraText® (VA2) Copyright 1996-2013 EuloTech SRL