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181. Prova sublime, rivelazione magnifica, là dove l’uomo sembra cancellato! Quel punto della profonda e irrespirabile solitudine, io voglio consacrarlo, celebrarlo. Quivi un cuore d’uomo oppone il battito misurato del suo potere a tutte le forze avverse. Tranquillo, accetta la lotta e la conduce. Fin dal principio è attento a non commettere errore alcuno. Deliberato a preservare la sua vita, egli si cura tuttavia degli altri prima che di sé. Ogni suo gesto è fraterno e generoso. Vuol portare il messaggio di sciagura alla riva ma non si antepone ai compagni. Se bene i cinque superstiti sieno di lui più esperti nel nuoto, egli spontaneo li soccorre, li conforta. Poiché la costa istriana è molto erta mentre l’avversa è al livello del mare, egli si crede esser molto più vicino all’Istria che a Grado; ma non esita a dirigersi verso la sua riva, stimando esser meglio giunger morto alla sua gente che darsi vivo al nemico. Ogni suo movimento ha origine in una virtù vera che è la sua sostanza medesima, la sua midolla, l’osso della sua schiena. Vi sono forse gesta di marinai nostri più splendide, quasi baleni d’eroismo, su i ponti delle navi sottili, ai pezzi delle batterie sbarcate. Ma in questa avventura di naufrago si rivela una perfezione di disciplina così alta che può servire d’esempio agli equipaggi più induriti. Nel mezzo del golfo che è nostro, in fondo al mare irto d’insidie, su da uno scafo squarciato, ecco che sorge per i marinai d’Italia un monumento invisibile ma perpetuo. «Sopporta, o cuore.»