Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La Leda senza cigno
Lettura del testo

Licenza

142

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

183. Il mare è sempre deserto. Lo scirocco rinfresca. Sul far della sera, dopo circa sei ore di nuoto, il naufrago avvista la Mula di Muggia, ha l’illusione della salvezza, la tentazione dell’approdo.

Ecco il momento eroico di questo gran cuore marino.

La terra è , sinuosa e bassa, coi suoi lunghi dossi violacei. La sera sinistra cala su la solitudine non interrotta né da una scia né da una traccia di fumo. Lungo la costa nemica si accendono i fasci di luce che scrutano il cielo e il mare ostili. Dai cannoni che tuonano su l’Isonzo, si propaga il rombo per tutto il golfo. Nessuna stella sgorga dal crepuscolo che s’abbuia. Laggiù, sul fondo di sabbia e di fango, sotto lo specchio d’acqua ove continuano a pullulare la nafta e l’aria, il Jalea morto giace coi suoi morti. Un d’essi è scivolato fuori dalla falla di poppa, e va fluttuando nella striscia oleosa. Dove sono i tre nuotatori che mostravano di aver tanta fretta? Dov’è Biagio di Tullio? dov’è Guido Cavalieri? Hanno raggiunto la costa? hanno preso terra a Grado? già in salvo?

Un materasso di gomma galleggia trasportato dalla marea, , verso il Banco d’Orio.


«»

IntraText® (VA2) Copyright 1996-2013 EuloTech SRL