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189. Nella virata vedo alzarsi da Gorgo due nostri velivoli; distinguo sopra le ali le due bande e i due cerchi neri. S’alzano a proteggere la nostra esplorazione. Paiono immobili, sospesi nella quiete. Roteando in larghi giri, attendiamo che prendano altezza. Laggiù, il Carso pallido sembra che vibri nel calore come la lava quando si fredda perdendo il vermiglio.
Incomincia la nostra discesa, mentre i due velivoli fanno la guardia incrociando a levante. Il cuore diviene ansioso, l’occhio attentissimo. Siamo su la linea congiungente Punta Grossa e Grado. Il sole declina, la bonaccia si fa tutta eguale, senza bava di vento.
Mi piego sul bordo, col capo nel turbine dell’elica, studiando gli aspetti dell’acqua. I segni della mia mano indicano al mio compagno le diverse direzioni. Il velivolo obbediente le segue, sempre più abbassandosi. Vira, sbanda, sta su le volte, procede a biscia, come una vela che bordeggi per non allontanarsi dal luogo.