Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Libro ascetico
Lettura del testo

Effigie dell’Italia,

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

Effigie dell’Italia,
rialzata su la riva destra
del suo fiume santo

[1917]

Quando mai vi fu nell’universo una creatura più resistente, di vita più tenace?

L’atterrano a vicenda, le calcano la nuca, le spezzano le reni; e si rimette in piedi.

Le frugano le viscere, la bruciano a dentro, la steriliscono col tizzo e col ferro; e s’incinge d’un mondo improvviso.

È rotta in tronconi sanguinanti e fumanti; e un fabbro grifagno la rimartella intiera nella sua fucina negra alla vampa del suo inferno.

Ha il marchio del servaggio in mezzo alla fronte che non riflette; e un mancino dalla scrittura ermetica le impone tra ciglio e ciglio il mistero delle sue grandi rughe verticali.

È imbellettata e adornata come una cortigiana alla finestra, disposta a lasciarsi premere da ogni prodigo e da ogni violento; e un tagliapietra di colossi la riscolpisce a somiglianza dell’Aurora e le scaglia il martello furibondo perché si levi.

Che cosa v’è di vivace di venusto di profondo, fra il Mediterraneo e l’Artico, fra l’Atlantico e il Caspio, che non abbia in lei la sua origine?

Ha foggiato l’uomo moderno, ha trasformato il cristianesimo, ha liberato la libertà.

D’ogni lavoro ha fatto un’arte compiuta; d’ogni tumulto, una conquista subitanea.

Nelle alluvioni più torbide ha preso la creta delle sue figure armoniose.

Con la cenere di tutti gli idoli ha rialzato la deità del suo Genio.


«»

IntraText® (VA2) Copyright 1996-2013 EuloTech SRL