IntraText Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
per il natale fiumano del 1919.
Nel fare un’offerta ai poveri di Fiume non ci si può difendere da un senso di timidezza che sembra quasi vergogna. Donare scarsamente a chi ha sempre donato grandemente è infatti quasi vergogna.
I poveri di Fiume non sono i prediletti di santo Francesco? Come il Seràfico, essi hanno dato alla povertà l’aspetto raggiante della magnificenza.
Quando i prigionieri italiani cadevano di sfinimento davanti alle porte e non avevano più fiato per gemere, essi parlavano tutti come nel cupo novembre di Caporetto quella vedova fiumana parlava ai suoi figliuoli digiuni: – Figliuoli, siamo poveri, ma c’è qui qualcuno più povero di noi. Volete che l’aiutiamo con questo poco che abbiamo? Offriamo questo fioretto all’Italia nostra.
Tutte le soglie della povertà, tutti i davanzali della povertà erano fioriti di questi fioretti silenziosi. Come per il Santo di Assisi, per i poverelli di Fiume ci fu sempre qualcuno più povero di loro, c’è sempre qualcuno più povero di loro. E ciascuno merita in premio il cordiglio francescano, e quel Paradiso dove chi non ha niente ha tutto.
Anche oggi su loro grava tutto il peso del sacrifizio: e non sospirano, e non si lamentano. Anche oggi, tra tutti quelli che sono ansiosi di più dare, essi dànno più grandemente.
In una vecchia casa veneziana vidi un giorno dipinte su i muri di una stanza quadrata tutte le Virtù. Nessuna era coronata, tranne una.
E neppure la Temperanza, e neppure la Vigilanza, e neppure la Speranza era coronata.
Ma la Costanza era coronata; ma fra tutte la sola Costanza era coronata. E quella solitaria sovranità mi piacque.
Chi dà oggi la corona alla costanza di Fiume?
La corona alla costanza di Fiume la dànno oggi i poverelli.
È d’argento?
È più che d’argento.
È d’oro?
È più che d’oro.
Di che metallo è dunque? È d’un metallo che soltanto i poveri posseggono. Quale?
I poveri lo sanno e non lo dicono; e sorridono in silenzio.
Come si può dunque senza tremito offrire qualcosa a questi ricchi sorridenti?
L’altro giorno uno di loro voleva baciarmi la mano; e, come io mi difendevo, egli cadde in ginocchio. Allora anch’io me gli misi in ginocchio davanti; e rimanemmo così un poco, a faccia a faccia, come quei donatori nelle vecchie tavole d’altare.
Io ero da meno. E perciò non volli rialzarmi se non dopo di lui.
Così oggi chiedo perdono ai poveri di Fiume.
Non offro il denaro, che è scarso e vile.
Offro il mio amore che s’inginocchia.