Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Il libro delle vergini
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1 - LE VERGINI

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Era messaggero uno di quelli uomini che paion cresciuti , come funghi, dall'umidità della strada immonda ed hanno in tutta la figura quasi una nativa tinta di fango; di quelli uomini bigi, che s'insinuano per tutto, che si trovano per tutto ov'è un centesimo da guadagnare, un po' di untume da leccare, uno straccio da sottrarre, oggi rigattieri e domani procaccianti di serve o di male femmine, oggi falsi sensali di mercanzia e domani accalappiatori di cani erratici.

Costui aveva un nome melodrammatico, si chiamava Lindoro: dal quartiere dell'Ospedale al bastione di Sant'Agostino una popolarità grande s'era fatta in torno a questo nome. Nasceva costui dall'accoppiamento d'un suonatore ambulante di clarinetto con una piazzaiuola rivenditrice di fruttaglia, ereditando l'istinto nomade del padre e la natural cupidigia di lucro della madre. S'era prima trascicato per li immondezzai di tutte le case, con la scopa e il canestro; aveva poi fatto il guattero in una bettola, dove soldati e marinai gli gettavano su 'l viso li sgoccioli del bicchiere e le spine del pesce mal fritto. Dalla bettola era caduto in un forno, dove spingeva i pani con la lunga pala dentro le fiamme, tutta la notte, in sudore, accecandosi. Dal forno era passato all'uffizio di accenditore pubblico de' fanali, logorandosi una spalla sotto il peso della scala portatile. Scacciato da quell'uffizio perché sottraeva il petrolio dalle grandi casse di zinco bianco, si mise alla ventura della strada, comprando e rivendendo abiti vecchi, facendo in tutte le case popolane i servigi più vili, offrendo ai soldati e ai forestieri i suoi ruffianesimi, lottando così per il tozzo.

Nel suo corpo e nella sua anima ogni mestiere aveva impresso una traccia, aveva lasciato un gesto abituale, uno sviluppo di singoli muscoli, l'indebolimento di un organo, una callosità, una cadenza di voce, una frase del gergo. Egli era di piccola statura, magro, con una testa enorme e quasi calva, con delle chiazze di peli radi su le guance, con delle pustole tra i peli. Il suo vestito era ibrido e mutevole; tutte le fogge passavano su la sua persona, si sovrapponevano a contrasto: nobili zimarrine verdognole e calzoni carichi di toppe, cappelli di feltro arrossenti e ciabatte servili, bottoni di metallo lucido, formelle d'osso bianco, galloni militari, trine, quel miscuglio di ricchezza usata e di miseria ignobile, che ingombra i fondi d'una bottega di rigattiere ebreo.

 

 


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