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I fatti per moltissimo tempo incitarono l'attività vocale dei cittadini e furono causa di turbolenze. Come Anna era stata testimone dell'ultima scena, alcuni vennero a lei per ragguagli. Ella raccontava sempre con le stesse parole pazientemente. La sua vita da allora fu tutta spesa tra le pratiche religiose, gli uffici domestici e l'amore della testuggine. Ai primi tepori d'aprile la testuggine uscì dal letargo. Un giorno, d'improvviso, sbucò di sotto allo scudo la testa serpentina e tentennò debolmente mentre i piedi erano ancóra immersi nel torpore. I piccoli occhi rimasero coperti a mezzo dalla palpebra. E l'animale, forse non più consapevole d'essere captivo, si mosse finalmente con un moto pigro e incerto, tastando co' piedi il suolo, spinto dal bisogno di trovarsi il cibo come nella sabbia del suo bosco natale.
Anna, innanzi a quel risveglio, fu invasa da una tenerezza ineffabile e stette a guardare con occhi umidi di lacrime. Poi prese la testuggine, la mise sul letto, le offerì alcune foglie verdi. La testuggine esitava a toccare le foglie, nell'aprire le mandibole mostrava la lingua carnosa come quella dei pappagalli. Gli indumenti del collo e delle zampe parevano membrane flosce e giallognole di un corpo estinto. La donna a quella vista si sentiva stringere da una gran misericordia; ed eccitava al ristoro il bene amato, con le blandizie di una madre pel figliuolo convalescente. Cinse d'olio dolce lo scudo osseo; e, come il sole vi percoteva sopra, le piastre pulite risplendevano più belle.
In queste cure passarono i mesi della primavera. Ma Zacchiele, consigliato dalla stagione novella a maggiori impeti di amore, incalzò la donna con così tenere supplicazioni che n'ebbe alfine una promessa solenne. Le nozze si sarebbero celebrate il giorno precedente la Natività di Gesù Cristo.
Allora l'idillio rifiorì. Mentre Anna attendeva alle opere dell'ago pel corredo nuziale, Zacchiele leggeva ad alta voce la storia del Nuovo Testamento. Le nozze di Cana, i prodigi del Redentore in Cafarnao, il morto di Naim, la moltiplicazione dei pani e dei pesci, la liberazione della figliuola della Cananea, i dieci lebbrosi, il cieco nato, la risurrezione di Lazzaro, tutte quelle narrazioni miracolose rapirono l'animo della donna. Ed ella pensò lungamente a Gesù che entrava in Gerusalemme cavalcando un'asina, mentre i popoli stendevano su la sua via le vesti e spargevano fronde.
Nella stanza l'erbe di timo odoravano in un vaso di terra. La testuggine veniva talvolta alla cucitrice e le tentava con la bocca il lembo delle tele o le morsicchiava il cuoio sporgente delle scarpe. Un giorno Zacchiele, nel leggere la parabola del Figliuol Prodigo, sentendosi d'improvviso qualche cosa di mobile tra i piedi, per un involontario moto di ribrezzo diede co' piedi un urto; e la testuggine urtata andò a battere contro la parete e rimase capovolta. Il guscio dorsale si scheggiò in più parti; un po' di sangue apparve da una delle zampe che l'animale agitava inutilmente per riprendere la posizione primitiva.
Se bene l'infelice amante si mostrò atterrito del fatto e inconsolabile, Anna dopo quel giorno si chiuse in una specie di severità diffidente, non parlò più, non volle più ascoltare la lettura. E così il Figliuol Prodigo rimase per sempre sotto gli alberi delle ghiande a guardare i porci del suo signore.