Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Le novelle della Pescara
Lettura del testo

4 - LA VERGINE ORSOLA

-10-

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

-10-

 

Tutta la Settimana Santa protesse delle sue complici ombre l'amore della vergine Orsola. Le chiese erano immerse nel crepuscolo della Passione, i crocefissi su gli altari erano coperti di drappi violacei; i sepolcri del Nazareno erano circondati di grandi erbe bianche cresciute nei sotterranei; un profumo di fiori e di belzuino pesava nell'aria.

Orsola, inginocchiata, attendeva, fin che un passo leggero dietro di lei la faceva trasalire. Ella non poteva volgersi, perché Camilla la vigilava; ma si sentiva tutta abbracciare dallo sguardo di quell'uomo, come da un fuoco sottile, e una tenerezza torbida le scendeva nella carne. Allora fissava i ceri digradanti su un triangolo di legno presso l'altare. I preti cantavano dinanzi a un gran libro; e ad uno ad uno i ceri venivano spenti. Non ne rimanevano che cinque, non ne rimanevano che due; l'oscurità si avanzava dal fondo delle cappelle su la gente in preghiera. L'ultima fiammella finalmente spariva; tutte le panche risonavano sotto le battiture delle verghe. Orsola nel buio, a pena si sentiva toccare da due mani cercanti, scattava dal pavimento, con un sussulto, smarrita. Poi, quando usciva dalla chiesa, il pensiero d'aver violato un luogo sacro la empiva di rimorso: subitamente, la paura del castigo risorgeva. Ella s'inabissava poi come in un sogno dove la figura livida di Gesù morto e lo scroscio delle battiture e i brividi della carne sollecitata e l'odor grave dei fiori e gli aliti di quell'uomo biondo si mescolavano in un senso dubbio di dolore e di piacere.

 

 


«»

IntraText® (VA2) Copyright 1996-2013 EuloTech SRL