Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Le novelle della Pescara
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4 - LA VERGINE ORSOLA

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Ma come Gesù trionfante risalì alla gloria dei cieli, gli aromi pasquali non più confortarono l'amore della vergine Orsola. Scena dell'amore fu allora il dominio dei gatti randagi e dei colombi torraioli. Dall'abbaino alla finestra i dolci segni correvano: tra mezzo, il lupanare si sprofondava come un fossato d'acque limacciose a' cui cigli crescessero fiori alimentati dalla putredine. I colombi sorvolavano con il luccichìo verde e grigio delle loro piume.

L'amadore aveva un bel nome antico, si chiamava Marcello, e aveva un bel fregio rosso e d'argento su le maniche della tunica. Scriveva epistole piene di fuoco eterno, con frasi impetuose che davano all'amatrice deliquii di tenerezza e fremiti di voluttà mal contenuta. Orsola leggeva quei fogli in segreto, li teneva notte e giorno nel seno: pe 'l calore la scrittura violetta le s'imprimeva su la pelle, ed era come un gentile tatuaggio d'amore, di cui ella gioiva. Le risposte di lei non finivano mai: tutta la sapienza grammaticale di una maestra, tutto il tesoro delle apostrofi psalmistiche di una devota, tutta la fluente sentimentalità di una pulzella tardiva si riversava su la carta de' quaderni scolastici rigati di turchino. Ella scrivendo si obliava, si sentiva trascinare in un'onda di verbosità sonore. Pareva quasi che una facoltà novella si esplicasse in lei e prendesse forme maniache, d'improvviso. Quel gran sedimento di lirismo mistico accumulato per la lettura de' libri di preghiera in tanti anni di fedeltà allo Sposo Celeste, ora, scosso dal tumulto dell'amore terreno, si levava su confusamente per assumere sapori di profanità nuovi. Così le lacrimose implorazioni a Gesù si mutavano in sospiri di speranza verso letizie d'amplessi non eterei, le offerte del fior dell'anima al Sommo Bene si mutavano in tenere dedizioni della carne al disio del biondo amante, e il lume afrodisiaco della luna si cingeva di tutti gli epiteti per cui va radioso lo Spirito Santo, né gli zefiri della primavera mancavan di rapire gli aromi alle mense del Paradiso.

 

 


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