2.1 Introduzione Quando si parla di inquinamento atmosferico, ci si riferisce di solito a due tipi di inquinanti: primari, ovvero quelli emessi direttamente da sorgenti inquinanti, e secondari, cioè quelli che si producono nell'aria a seguito dell'interazione di due o più inquinanti primari, o tramite reazioni di essi con le sostanze stesse che compongono l'atmosfera. Le cause di inquinamento sono molteplici, ma le principali possono riassumersi nelle seguenti: - l'inquinamento urbano, ovvero quello dovuto al traffico cittadino, agli impianti di riscaldamento delle abitazioni, ad impianti termici o industriali di vario tipo; - l'inquinamento dovuto al rilascio accidentale di sostanze pericolose da impianti industriali; - le emissioni di anidride carbonica e di altri gas, che producono un aumento della temperatura della superficie terrestre (il cosiddetto "effetto serra"); - le emissioni di clorofluorocarburi, come, ad esempio, le sostanze usate come propellenti nelle bombolette spray, che sono i principali responsabili della distruzione dell'ozono stratosferico (ovvero del "buco dell'ozono"); - le emissioni di ossido di zolfo e di azoto prodotte dagli alti camini delle industrie e delle centrali termoelettriche, che originano il fenomeno delle "deposizioni acide". Il problema dell'inquinamento atmosferico è quindi un problema che si presenta non solo su scala locale e nazionale, ma addirittura a livello planetario. Casi eclatanti quali Cernobyl, Seveso e, recentemente, l'inquinamento dovuto alla enorme quantità di petrolio bruciata nel Golfo Persico, unitamente ai problemi emersi in questi ultimi decenni, come "l'effetto serra", "le deposizioni acide" e il "buco dell'ozono", evidenziano sempre più la necessità di una normativa a carattere internazionale che sia non solo efficace per risolvere i problemi più urgenti e immediati, ma che abbia anche carattere preventivo e di lungo termine. Un altro grave problema che si va identificando sempre più con l'ambiente urbano, è quello dell'inquinamento acustico. Secondo stime OCSE (riportate nella RSA del 1992), oltre 140 milioni di persone dei paesi membri dell'organizzazione sono state esposte nel 1988 a livelli di rumorosità superiori alle soglie di sicurezza (oltre 65 decibel), mentre oltre 110 milioni di esse ne sono state danneggiate nelle attività lavorative e nel sonno. Sempre secondo indagini OCSE, risulta inoltre che il 63% del rumore nelle città è dovuto al traffico degli autoveicoli, mentre il 20% è attribuibile agli impianti industriali, il 14% al traffico aereo e il 6% al traffico ferroviario. Il traffico cittadino è quindi la causa principale dell'inquinamento acustico nelle città. Sempre secondo stime pubblicate sull'ultima RSA relativamente al rumore da traffico stradale in Italia, risulta che su un campione di circa 45 comuni grandi e piccoli (tra cui 5 aree metropolitane), nel periodo compreso tra il 1989 e il 1990, sono stati generalmente superati i limiti di accettabilità del rumore indicati dal DPCM 1 marzo 1991. Per ridurre tale fenomeno è quindi necessaria una politica di contenimento e di controllo del rumore che, per quanto riguarda il traffico urbano, potrebbe seguire diversi criteri quali: la regolamentazione per legge del rumore alla sorgente, la regolamentazione del traffico veicolare (mediante la creazione di strade di scorrimento veloce, la sincronizzazione dei semafori, ecc.), la pianificazione urbana e regionale mediante adeguati strumenti per la gestione del territorio, la protezione acustica degli edifici, ecc.
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