3.1 Introduzione Uno dei principali problemi ambientali è attualmente rappresentato dalla tutela della qualità dell'acqua, risorsa fondamentale per la vita animale e vegetale, ora in gran parte inquinata a causa di una forte manipolazione da parte dell'uomo che turba il processo naturale del "ciclo dell'acqua".
Fig. II.3.1
Come mostrato in figura II.3.1, tale manipolazione viene effettuata in quattro modi: - immissione di gas di scarto in atmosfera dove si sciolgono nell'acqua in circolazione - manipolazione del suolo e della vegetazione negli insediamenti, nei campi coltivati, nei pascoli, nei boschi, nelle discariche - prelievo delle acque dolci dalle falde freatiche e dai bacini - ritorno delle acque di scolo nei bacini di acqua. Accanto al problema derivante da una cattiva qualità si sta presentando, a lungo termine, quello della quantità della risorsa, sempre più limitata rispetto alla crescita della popolazione e quindi del fabbisogno. La constatazione che è stata fatta a livello di Comunità Europea è infatti che la risorsa idrica oramai è scarsa rispetto al livello di consumo medio effettivo e che le minacce alla risorsa acqua sono da ricercare nel: - sovrautilizzo - deterioramento delle coste, che impedisce alla natura di autorifornirsi - mutamenti geologici - alterazioni idrogeologiche dovute, in Europa, alla massiccia presenza umana ed al tipo di uso che viene fatto del territorio - inquinamento diffuso, non facilmente calcolabile, dovuto principalmente a tre fattori : pesticidi, rifiuti di varia natura, scarichi civili In Italia la situazione delle risorse idriche e del relativo fabbisogno, allo stato attuale, è la seguente: Risorse potenziali Sul territorio nazionale sono disponibili potenzialmente ogni anno circa 300 miliardi di metri cubi di acqua provenienti dalle precipitazioni. Queste ultime sono distribuite in rapporto alle diverse condizioni climatiche con circa il 41% al nord, il 22% al centro, il 24% al sud e il 13% alle isole. La quantità potenziale è però ridotta della metà a causa della dispersione naturale dei bacini dovuta soprattutto ai fenomeni di infiltrazione e di evaporazione. La difficoltà di trattenimento dell'acqua nel suo corso verso il mare porta poi la reale disponibilità della risorsa ad essere di circa 110 miliardi di metri cubi all'anno. Questa disponibilità coprirebbe tranquillamente il fabbisogno complessivo nazionale, che è infatti stimato intorno ai 50 miliardi di metri cubi di acqua all'anno, se la variazione stagionale della risorsa stessa non fosse spesso in netto contrasto con i tempi di domanda; questo problema comporta il fatto che le risorse realmente disponibili, al momento della necessità di utilizzo, siano pertanto mediamente di soli 18 miliardi di metri cubi all'anno. La sincronizzazione della domanda con la disponibilità effettiva è stata risolta in parte con la costruzione di serbatoi artificiali di regolazione, che hanno elevato a 40 miliardi di metri cubi all'anno la disponibilità delle acque superficiali È stato così coperto in gran parte il fabbisogno totale nazionale della risorsa. Il rimanente viene soddisfatto dall'utilizzo delle acque sotterranee la cui disponibilità, nel 1990, è stata stimata intorno a 12 miliardi di metri cubi all'anno. Tale stima è però approssimativa in quanto non sono facilmente controllabili né l'effettivo volume di acque sotterranee né il numero di pozzi esistenti. Considerate quindi sia le acque superficiali che quelle sotterranee si ha che il totale delle acque effettivamente disponibili sul territorio italiano è stimato intorno ai 52 miliardi di metri cubi l'anno. Oltre alla fonte meteorica si ha un'altra grande fonte potenziale che è quella del riciclo delle acque depurate: la potenzialità delle acque depurate è infatti di circa 20 miliardi di metri cubi all'anno e cioè quasi la metà del fabbisogno nazionale. Fabbisogni idrici I fabbisogni idrici si possono distinguere in: civili, agricoli ed industriali. Questi ultimi si dividono poi in "usi di consumo", (dove con tale definizione si intende la temporanea sottrazione della risorsa con restituzione differita nel tempo e nello spazio, ridotta nella quantità ed alterata nella qualità) ed in "usi di non consumo" (dove con tale definizione si intendono gli usi idroenergetici, di salvaguardia della vita acquatica oppure di esercizio di attività ricreazionali e turistiche). Fabbisogni civili: il fabbisogno è stimato in 5,7 miliardi di metri cubi per circa 47.000.000 abitanti che equivalgono a 280 litri al giorno pro-capite (si è potuto constatare che questa quantità non aumenta con l'aumentare della dimensione dell'insediamento). La dispersione totale stimata , tenendo conto anche di quella causata dal cattivo stato di manutenzione delle reti acquedottistiche, è di circa 800.000.000 di metri cubi l'anno che equivalgono a 48 litri al giorno per abitante; questo significa che circa un sesto della dotazione giornaliera di acqua viene sprecata all'origine. (la dotazione pro-capite è inoltre dimezzata nel passaggio dalle regioni del nord alle isole). Importante è sottolineare che circa il 30% dei comuni non ha acqua potabile sufficiente. Fabbisogni agricoli: ancora oggi in Italia il più grande utilizzatore di acqua è l'agricoltura (circa 55% del totale). Il fabbisogno è infatti stimato in 32,2 miliardi di metri cubi (questa valutazione risale al 1972 ed è stata fatta su 180 giorni irrigui in un anno) Fabbisogni industriali: il fabbisogno di consumo stimato nel 1972 era di circa 8 miliardi di metri cubi l'anno. Oggi tale stima è inadeguata (ora c'è da considerare il riciclaggio ed il recupero delle acque reflue). La tendenza, negli ultimi anni, va comunque verso la diminuzione dei consumi industriali. Fabbisogni non di consumo: sono stati stimati in circa 5/6 miliardi di metri cubi l'anno per la produzione di energia (unico uso il cui fabbisogno è di un certo rilievo). Al fine di realizzare una base conoscitiva su cui poggiare la gestione della risorsa acqua è necessaria una conoscenza "in continuo" dello stato del sistema poiché i processi idrologici hanno la peculiarità di non essere stazionari. Pertanto le previsioni future circa un suo più razionale sfruttamento debbono tener conto del fatto che per pianificarlo e gestirlo in modo corretto è necessario avere una misura delle risorse potenziali, di quelle disponibili, dei fabbisogni e dei consumi sempre più precisa, capillare ed aggiornata. L'attuale scarsità di misure delle risorse potenziali e l'assenza della rilevazione dei consumi creano quindi problemi per la pianificazione che si deve basare solo su stime più o meno precise. In conclusione pertanto per risolvere il problema della tutela della risorsa acqua si ritengono necessarie sia campagne di misura sistematiche dei consumi idropotabili ed agricoli (misure quantitative), sia misure dello stato di qualità dei corpi idrici superficiali e sotterranei; conoscere infatti il consumo legato all'inquinamento aiuta a studiare la necessità o meno di ricorrere a trattamenti prima dell'utilizzazione. È da tener presente, inoltre, che i problemi da risolvere per le acque sotterranee sono più gravi di quelli riguardanti le acque superficiali; infatti l'inquinamento di falda rimane per tempi molto più lunghi di quello superficiale. Il primo passo operativo fatto, è stato quello di istituire reti di monitoraggio qualitativo e censimenti regionali (istituzioni sancite per norma); tali informazioni vanno ora però uniformate e sistematizzate a livello nazionale. Problema impellente resta quello riguardante la manutenzione e l'ammodernamento delle reti di adduzione e distribuzione sia irrigua che idropotabile giacché la dispersione dell'acqua non è solo dovuta al fatto che non viene trattenuta a sufficienza nel suo scorrimento verso il mare ( solo circa la metà dell'acqua piovuta arriva al mare) ma viene persa negli acquedotti (su 150.000.000 Km. di condutture ben 50.000 dovrebbero essere rifatti).
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