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CNR - ITBM
Terminologia dell'ambiente

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  • SINA - MODULO CENTRALE: MODELLO DELL'ORGANIZZAZIONE
    • PARTE II - SETTORI DI INTERVENTO
      • 4. IL SUOLO
        • 4.3 Argomenti di interesse per il settore
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4.3 Argomenti di interesse per il settore


4.3.1 Piani di Bacino
(Legge 183/89, DPCM 23 marzo 1990, DPR 7 gennaio 1992)
Secondo quanto stabilito dalla L.183/89, il piano di bacino ha valore di piano territoriale di settore ed è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono programmate le azioni e le norme d'uso finalizzate alla conservazione, alla difesa e alla valorizzazione del suolo e la corretta utilizzazione delle acque, sulla base delle conoscenze fisiche ed ambientali del territorio interessato.
Il piano di bacino contiene in particolare, per ciò che riguarda la difesa del suolo (L.183/89, Art. 17):
- il quadro conoscitivo organico ed aggiornato del sistema fisico, delle utilizzazioni del territorio previste dagli strumenti urbanistici comunali ed intercomunali, nonché dei vincoli territoriali, relativi al bacino;
- la individuazione e la quantificazione delle situazioni, in atto e potenziali, di degrado del sistema fisico, nonché delle relative cause;
- le direttive alle quali devono uniformarsi la difesa e l'uso del suolo;
- l'indicazione delle opere necessarie, e dei tempi di realizzazione;
- la programmazione e l'utilizzo delle risorse agrarie, forestali ed estrattive;
- la individuazione delle prescrizioni, dei vincoli e delle opere idrauliche, idraulico-agrarie, idraulico-forestali, di forestazione, di bonifica idraulica, di stabilizzazione e consolidamento dei terreni, o comunque finalizzati alla conservazione del suolo e alla tutela dell'ambiente;
- il proseguimento e il completamento delle opere già intraprese;
- le opere di protezione, consolidamento e sistemazione dei litorali marini;
- la valutazione preventiva del rapporto costi-benefici, dell'impatto ambientale e delle risorse finanziarie per i principali interventi previsti;
- la normativa e gli interventi rivolti a regolare l'attività estrattiva, in funzione del buon regime delle acque e della tutela dell'equilibrio geostatico e geomorfologico dei terreni e dei litorali;
- l'indicazione delle zone da assoggettare a speciali vincoli e prescrizioni;
- le prescrizioni contro l'inquinamento del suolo ed il versamento nel terreno di discariche di rifiuti;
- le misure per contrastare il fenomeno della subsidenza;
- la priorità degli interventi.
Dati da acquisire
Per la redazione dei piani di bacino è necessaria l'acquisizione dei dati numerici e cartografici presso le amministrazioni statali, regionali, locali, istituzioni ed enti pubblici, relativi a quanto segue (DPCM 23 marzo 1990):
a) studi, valutazioni, dati, elaborati cartografici di base, tematici e derivati, aerofotoriprese e loro elaborazioni;
b) informazioni relative alla serie storica degli eventi (inondazioni, frane, dissesti, inquinamenti, ecc.);
c) natura e consistenza dei vincoli di carattere territoriale insistenti sul bacino, acquisendo inoltre gli elaborati relativi ai fondamentali strumenti pianificatori.
I contenuti della base conoscitiva necessari per la predisposizione dei piani vengono forniti in via esemplificativa (DPCM 23 marzo 1990). Per quanto riguarda strettamente l'aspetto difesa del suolo sono indicati in particolare:
- Geologia
. litologia e geomorfologia
. struttura e tettonica
. stabilità dei versanti - rischio di frane
. subsidenza
. attività estrattive
. sismologia
- Pedologia
. tipi di suolo
. caratteristiche dei suoli
. usi dei suoli
- Topografia
. descrizione del bacino idrografico
. cartografia del bacino (delimitazione del bacino principale e dei sottobacini)
. aree di drenaggio
- Erosione/Sedimentazione
. dinamica costiera
. batimetria della costa
. erosione dei suoli
. trasporto solido e sedimentazione
Per la redazione dei Piani di bacino, le Autorità di bacino e le regioni devono fornire indicazioni in ordine alla disponibilità di dati e di elaborati al Comitato nazionale per la difesa del suolo (DPR 7 gennaio 1992). La cartografia, per quanto riguarda l'uso del suolo e del territorio, deve riguardare i seguenti argomenti:
- Territorio
. carta topografica
. carta batimetrica
. carta geologica
. carta geomorfologica
. carta idrogeologica
. carta pericolosità per frane
. carta pedologica
. carta dell'uso del suolo
. carta della subsidenza
. carta forestale e/o della vegetazione
. carta dell'ubicazione delle cave e miniere
. carta delle opere di sbarramento e di ritenuta
. carta della classificazione sismica, con ubicazione degli epicentri e delle stazioni sismometriche ed accelerometriche esistenti
- Insediamenti
. carta della distribuzione della popolazione
. carta della densità della popolazione
. carta dei confini amministrativi
. carta della pianificazione territoriale regionale
. carta della pianificazione paesistica
. carta della pianificazione urbanistica comunale
. carta dei vincoli (idrogeologico, forestale, paesaggistico, archeologico, militare, usi civili, ecc.)
. carta dei beni culturali (centri storici, monumenti isolati, ecc.)
. carta delle infrastrutture (stradali, ferroviarie, portuali, aeroportuali)
Sempre in tema di difesa del suolo e uso del territorio, si richiedono i seguenti dati ed elaborati grafici:
- opere corrispondenti a concessioni su demanio
- variazioni demografiche
- patrimonio abitativo
- patrimonio zootecnico
- industrie a rischio
- attività produttive: stima del fabbisogno idrico, valutazioni inquinamento potenziale
- serie storica degli eventi alluvionali
- dati ed elaborati degli eventi alluvionali più significativi
- concessioni di prelievo di inerti dagli alvei
- dati idrometrici per gli eventi di piena: altezze idrometriche, portate
- valutazione delle portate di piena nelle sezioni di interesse con tempi di ritorno
- stima dell'ablazione totale del bacino
- schema del sistema gerarchico della rete idrografica
- curve di probabilità pluviometriche per altezze di precipitazione con durata 1, 3, 6, 12 e 24 ore
- curve di probabilità pluviometriche per altezze di precipitazione con durata 1, 2, 3, 4 e 5 giorni
- profili longitudinali dei corsi d'acqua e delle eventuali arginature
- profili trasversali dei corsi d'acqua
- sezioni trasversali dei corsi d'acqua
- serie storica dei profili longitudinali dei corsi d'acqua
- serie storica delle sezioni trasversali dei corsi d'acqua
- profili di costa e loro evoluzione
- censimento dei pozzi con stratigrafie
Criteri generali per la valutazione delle priorità
Viene stabilito (DPCM 23 marzo 1990) che la valutazione delle priorità per gli interventi ambientali dovrà tenere conto:
- della probabilità di un evento dannoso;
- della vulnerabilià del contesto territoriale e ambientale a seguito della evenienza di danno;
- del valore monetario o ambientale dei beni che risultano esposti, anche in considerazione del loro pregio naturalistico e/o culturale (escludendo la vita umana, da salvaguardare comunque)
Situazioni di particolare interesse
La ricognizione delle situazioni di particolare interesse ai fini della individuazione degli interventi urgenti, scaturisce dall'analisi delle caratteristiche territoriali del bacino, volta ad individuare in particolare (DPCM 23 marzo 1990):
- le situazioni a rischio di evento dannoso;
- le situazioni di compromissione già in atto delle risorse naturali;
- le zone di particolare pregio per le quali sia necessario assicurare la conservazione degli "habitat".
A titolo esemplificativo nel DPCM citato viene riportato uno schema delle casistiche di situazioni di particolare interesse, di cui si riporta nel seguito la parte riguardante l'aspetto di difesa del suolo:
- Dissesto idrogeologico, frane, valanghe:
. aree per le quali si sia individuato un pericolo imminente di frana con coinvolgimento di centri abitati
. aree per le quali si sia dimostrata la frequenza di distacchi di valanghe con potenziale coinvolgimento di centri abitati
. aree con elevato grado di predisposizione alla franosità per somma di condizioni sfavorevoli (metereologiche, idrogeologiche, ecc.) ovvero per le quali si sia individuato un dissesto progressivo e favorevole alla formazione di frane nel medio-lungo termine
. aree caratterizzate da un elevato grado di compromissione a livello di copertura del suolo (suoli soggetti ad erosione, progressiva riduzione della copertura a bosco, ecc.)
- Attività estrattive:
. zone degradate per attività estrattive esaurite in passato
- Subsidenza, erosione delle coste:
. aree caratterizzate da un sensibile e progressivo abbassamento del livello statico della falda freatica
. zone per le quali sia stata evidenziata una marcata subsidenza del suolo
. aree costiere per le quali sia stata individuata una progressiva attività di erosione, dissesto, arretramento della linea di costa ed intrusione del nucleo salino
- Inquinamento del suolo:
. aree caratterizzate da attività agricole zootecniche intensive
. aree caratterizzate dalla presenza di poli industriali
. aree caratterizzate da discariche abusive, particolarmente di rifiuti tossici e nocivi
Tipologie di interventi previste
In relazione alla casistica di situazioni di particolare interesse sopra delineata, nel DPCM 23 marzo 1990 vengono fornite indicazioni in ordine a tipologie di interventi risolutivi dei quali sono anche evidenziate le caratteristiche generali. Le tipologie enumerate in merito alla difesa del suolo sono descritte nel seguito:
- Dissesto idrogeologico - frane e valanghe:
. interventi conservativi e/o migliorativi del preesistente assetto naturale
. interventi di difesa/consolidamento per instabilità di versante
. interventi di forestazione di estese superfici
. interventi integrati di forestazione e di idraulica forestale finalizzati al ripristino con specie autoctone di superfici a bosco distrutte da incendi
. interventi integrati di recupero di suoli abbandonati e/o dismessi, di bonifica/drenaggio di terreni, di suoli soggetti ad erosione a scopo reimpianto di attività produttive, recupero naturalistico/botanico, reinsediamento di specie floro/faunistiche autoctone, ecc.
- Dissesto della rete idrografica superficiale:
. opere di difesa arginale e spondale
. sistemazione di foce dei corsi d'acqua
. bacini di laminazione delle piene
. scolmatori di piena
. opere direzionali in alveo
. opere di stabilizzazione dei profili di fondo dei corsi d'acqua
. opere di regolazione dei laghi
. interventi di sistemazione integrata di corsi d'acqua soggetti a gravi fenomeni di degrado e di dissesto
- Attività estrattive:
. interventi volti alla bonifica di fronti di cava ovvero di siti di miniera abbandonati
. interventi di bonifica e ripristino di aree di cave dismesse
- Subsidenza ed erosione delle coste:
. interventi destinati alla riduzione dei fenomeni di subsidenza (immissione in falda profonda di acqua dolce, invasi superficiali di laminazione/dispersione per infiltrazione nel sottosuolo di acque di scarico depurate, acque meteoriche dilavanti estese superfici pavimentate, ecc.)
. interventi per la difesa delle coste dall'erosione
. interventi di protezione delle coste a mezzo ripascimento artificiale degli arenili
- Inquinamento del suolo:
. Interventi per la riduzione dell'uso agricolo di fertilizzanti inorganici, concimi animali e pesticidi, riequilibrio del rapporto capi di bestiame/superficie disponibile
. bonifica di discariche di rifiuti
. interventi di abbattimento dei carichi di fosforo di origine puntuale da insediamenti civili e zootecnici
. interventi per la protezione delle conoidi
. opere di regolazione delle portate di magra dei laghi e dei corsi d'acqua.


4.3.2 Piani regionali di smaltimento rifiuti
(DPR 915/82, Delibera 27 luglio 1984, Legge 441/87, DM 559/87)
Secondo quanto stabilito del DPR 915/82, le regioni devono elaborare ed inviare al Ministero dell'ambiente i piani di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti. I principi generali stabiliti nel Decreto citato vengono integrati dalle disposizioni contenute nella Delibera del Comitato interministeriale 27 luglio 1984. Ai fini della individuazione delle aree idonee alla realizzazione degli impianti di smaltimento, le regioni istituiscono comitati di esperti; in caso di inottemperanza provvede all'uopo il commissario di Governo. Vengono precisati i requisiti minimali che devono essere soddisfatti dagli impianti di stoccaggio definitivo sul suolo e nel suolo dei rifiuti, in funzione delle specifiche caratteristiche dei siti interessati e dei materiali da smaltire.
Di seguito vengono riportati i requisiti relativi all'ubicazione e alle caratteristiche geologiche e geotecniche, per tipologie di impianti, oltre alle caratteristiche territoriali delle zone individuate per la localizzazione degli impianti così come indicato nel D.M. 559/87.
Si rimanda al capitolo sui RIFIUTI per una trattazione più estesa dell'argomento.
A) UBICAZIONE
Discariche di prima categoria
Devono essere poste a distanza di sicurezza, in relazione alle caratteristiche geologiche ed idrogeologiche del sito:
- dai punti di approvvigionamento di acque destinate ad uso potabile
- dall'alveo di piena di fiumi, laghi, torrenti
- da centri abitati e sistemi viari di grande comunicazione.
Discariche di seconda categoria - tipo B
- devono essere poste a distanza di sicurezza dai centri abitati
- devono essere poste a distanza di sicurezza dalle zone di approvvigionamento di acque destinate ad uso potabile, in relazione alle caratteristiche idrogeologiche del sito
- il fondo di discarica deve trovarsi ad almeno 100 cm al di sopra del livello di massima escursione della falda, salvo motivata deroga concessa dalla regione
Discariche di seconda categoria - tipo C e discariche di terza categoria
Non possono essere ubicate in:
- zone sismiche di prima categoria
- aree vulcaniche attive, ivi compresi i campi solfatarici
- corrispondenza di doline, inghiottitoi o altre forme carsiche superficiali
- zone sottoposte a vincoli idrogeologici
Devono essere posti a distanza di sicurezza da:
- zone di approvvigionamento idrico di acque destinate ad uso potabile
- alvei di piena di laghi, fiumi, torrenti
- centri abitati esistenti e da quelli previsti dagli strumenti urbanistici vigenti o adottati (almeno 2000 metri), salvo diverse e motivate disposizioni delle regioni
B) CARATTERISTICHE GEOLOGICHE E GEOTECNICHE
Discariche di prima categoria e di seconda categoria - tipo C
- Gli impianti devono essere ubicati in suoli la cui stabilità sia tale, o resa tale, da evitare rischi di frane o cedimenti delle pareti e del fondo di discarica, nonché rischi di spostamenti e deformazioni delle opere idrauliche per il drenaggio delle acque meteoriche.
Discariche di seconda categoria - tipo A e tipo B
- I suoli adibiti a discarica devono possedere caratteristiche geologiche e geotecniche tali, o rese tali, da evitare rischi di frane o cedimenti delle pareti e del fondo
Discariche di terza categoria
- gli impianti possono essere ubicati su suoli, in suoli, in miniere o in cavità artificiali, la cui stabilità sia tale, o resa tale, da evitare pericoli di frane e cedimenti.
Il DM 28 dicembre 1987, n.559 fornisce criteri per la elaborazione e predisposizione dei piani regionali per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, relativi alla realizzazione di nuovi impianti. Nel DM citato vengono, fra l'altro, indicate le caratteristiche territoriali delle zone individuate per la localizzazione degli impianti.
Si specifica che è necessario che ogni zona prevista dal piano quale sede di impianto sia inquadrata territorialmente per l'estensione areale di almeno 2 km, in rapporto all'esistenza di:
- aree sottoposte a vincoli idrogeologici
- aree sottoposte a vincoli paesistici
- aree sottoposte a vincoli urbanistici
- aree sottoposte a vincoli archeologici
- aree sottoposte a vincoli sismici di prima categoria
- parchi e riserve naturali esistenti o in programmazione
- aree degradate dalla presenza di cave abbandonate
- aree degradate dalla presenza di discariche non autorizzate
- perimetrazione dei centri abitati includendo le zone di sviluppo previste dai piani regolatori o programmi di fabbricazione adottati
- aree soggette ad esondazione e fasce litoranee
- aree geologicamente instabili e comunque tali da non consentire l'installazione di stoccaggi definitivi relativamente a quanto già stabilito per le caratteristiche geologiche e geotecniche delle discariche di prima categoria nella Delibera del Comitato interministeriale 27 luglio 1984, per i piani di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti, già precedentemente trattati.
- aree definite ad elevato rischio di crisi ambientale, ai sensi dell'art. 7 della L.349/86
Il piano consiste in una relazione generale e in una documentazione allegata, contenente le carte tematiche regionali, elaborate preferibilmente in scala 1:100.000, contenenti le seguenti informazioni:
- le caratteristiche territoriali sopra definite
- localizzazione degli impianti esistenti e del relativo bacino di utenza
- rappresentazione delle densità abitative
- rappresentazione della idrografia superficiale
- rappresentazione della viabilità esistente
- carta geo-litologica e della idrografia sotterranea
- il piano di smaltimento con la suddivisione in bacini riportando i diversi impianti e attrezzature previste
- grafici dei diversi bacini, indicanti gli impianti e le attrezzature previste, la rete viaria di supporto, le aree comunque vincolate presenti.





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