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CNR - ITBM
Terminologia dell'ambiente

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  • SINA - MODULO CENTRALE: MODELLO DELL'ORGANIZZAZIONE
    • PARTE II - SETTORI DI INTERVENTO
      • 5. I RIFIUTI
        • 5.1 Introduzione
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5.1 Introduzione
Secondo le stime dell'ultima RSA (Relazione sullo Stato dell'Ambiente), i rifiuti complessivamente prodotti in Italia nel 1991 ammontano a circa 97 milioni di tonnellate.
Di questi circa 20 milioni sono rifiuti solidi urbani, mentre i rimanenti 77 milioni sono rifiuti speciali, suddivisi in speciali di origine civile (assimilabili ai rifiuti urbani, fanghi di depurazione di reflui urbani, inerti, ospedalieri non assimilabili, rottami di autodemolizioni) e speciali di origine industriale (inerti, non tossico-nocivi, tossico-nocivi).
Con una produzione pro-capite di circa 350 Kg. l'anno di rifiuti solidi urbani, l'Italia si colloca nella media europea quanto a produzione di rifiuti, media comunque inferiore a quella di altri paesi industrializzati come gli Stati Uniti e il Canada, in cui si registra una produzione rispettivamente di 631 e 744 Kg./ab.
La capacità di smaltimento annua degli impianti esistenti in Italia è pari al 73% della quantità dei rifiuti che ad essi dovrebbe essere avviata (ma scende al 65% se si considera che 2 milioni di tonnellate all'anno finiscono in discariche non autorizzate).
A questo si aggiunge il costante aumento della quantità dei rifiuti prodotti, la complessità della composizione dei rifiuti costituiti da tipologie di materiali sempre più nuovi e diversificati, i costi di smaltimento in aumento anche per la necessità di trasportare i rifiuti sempre più lontano.
Risulta pertanto sempre più evidente la necessità di predisporre una strategia integrata per lo smaltimento dei rifiuti dove, accanto all'uso di metodi di smaltimento tradizionali (termodistruzione e discarica controllata), vengano utilizzati impianti più sofisticati di trattamento dei rifiuti volti al recupero di materiali e di energia, e dove venga dato maggior impulso alla raccolta differenziata dei rifiuti stessi.
Quest'ultima, oltre a diminuire ovviamente la quantità dei rifiuti da smaltire, permette l'immediato recupero di materiali (vetro, carta, alluminio e altri metalli, plastica, residui organici animali e vegetali) nonché, tramite la raccolta differenziata dei RUP (Rifiuti Urbani Pericolosi), la riduzione della pericolosità dei rifiuti stessi.
Nel 1990 sono state raccolte circa 376.000 tonnellate di rottami di vetro e risulta che, secondo i dati forniti dal Consorzio Obbligatorio per il vetro, il rottame riciclato nelle vetrerie ammonta a 732.000 tonnellate, ovvero il 48% circa della produzione annuale di contenitori per liquidi in vetro. Questo risultato colloca l'Italia al terzo posto tra i paesi europei nel campo della raccolta del vetro.
Sul fronte della carta e cartone, secondo dati ISTAT, nel 1990 sono state impiegate in Italia circa 2.570.000 tonnellate di carta riciclata, di cui 1.822.000 tonnellate raccolte in Italia e 748.000 importate dall'estero, segnando un aumento della raccolta della carta rispetto al 1989 del 4%.
Per tutti gli altri materiali come plastica, alluminio, ecc., la quantità di materiale raccolto in maniera differenziata è in alcuni casi appena soddisfacente, mentre in altri è addirittura irrisoria, rispetto alla massa totale dei rifiuti prodotti.
Per quanto riguarda il recupero dei rifiuti industriali in Italia, esistono ricerche diverse secondo le quali si stima un recupero dei rifiuti totali destinati allo smaltimento finale in un caso del 20% e nell'altro del 40%.
Anche questa cifra mostra la necessità di una gestione dei rifiuti che sia prioritariamente finalizzata a recuperare e riciclare i residui di processi produttivi come materie prime secondarie, tendenza del resto rilevata anche in ambito CEE.
Infatti, sia la Direttiva quadro del 1991 n.156 che quella sui rifiuti pericolosi del 31/12/1992 n.689, introducono significative variazioni in tema di recupero, obbligando gli stati membri a prevedere l'autorizzazione, non solo per tutte le attività di smaltimento dei rifiuti, ma anche per le attività di recupero degli stessi.
La seguente tabella II.5.1 riassume le principali direttive CEE e le leggi nazionali di recepimento (o che trattano gli stessi temi).
Tab. II.5.1




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