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Giacomo Alberione, SSP Apostolato dell’edizione IntraText CT - Lettura del testo |
In ogni campo dell’attività umana (speculativa e pratica, dottrinale e artistica...) ed in ogni scienza (teologica, filosofica, storica, biografica...) si trovano attuazioni del trinomio evangelico. Al riguardo si potrebbero riportare innumerevoli testimonianze, ma ci limitiamo ad alcune:
Nelle attività dell’uomo – È noto il principio filosofico: «Primus in intentione est finis».5 Ma l’intenzione o finalità è essenzialmente tendenza ad un termine (intellettivamente appreso); e la tendenza è propria della volontà che segue una via per raggiungere questo termine.
Segue l’esame dei mezzi da proporzionare al fine: riflessione sui passi da compiere per renderli sempre più consentanei 6 al fine; esame sul nesso che esiste fra un pensiero e un atto, tra parola e parola, azione e azione; cioè esame tra causa ed effetto, in modo che la volontà sappia evitare gli ostacoli, risolvere le difficoltà e sia illuminata sempre nella via che le si apre innanzi. Questo è ufficio dell’intelletto, luce della volontà per mezzo della verità.
Proposto il fine della volontà, proporzionati i mezzi dell’intelletto, si richiede una forza per realizzare il proposito: questo è il sentimento o cuore, simbolo della vita, e di quanto con la vita ha più di immediata somiglianza.
Nelle epoche della vita dell’uomo – Il fanciullo nel suo agire imita soltanto quello che vede, quello che sente, quello che gli fa impressione. Il giovane che comincia ad aprirsi al ragionamento, ricerca i perché delle cose, ma anche le proporzioni tra effetto e causa.
La vita procede: finché nella senilità si agisce specialmente per impulso del sentimento.
Perciò, non tenendo conto del breve periodo della gioventù dove sembrano prevalere il cuore e l’entusiasmo, rimangono i tre periodi graduali, contrassegnati da imitazione (via) nella fanciullezza; riflessione (verità) nella virilità; sentimento (vita) nella vecchiaia.
Nello studio e nell’attività, che ha timbro intellettuale, si verifica l’attuazione graduale del trinomio! Si legge una pagina: il primo sguardo consiste nel seguire (imitare) un cammino intellettuale dello scrittore. Poi si esamina il nesso causale che lega i periodi ed i ragionamenti. Finalmente si assimilano i concetti ed il ragionamento si rende proprio, vita propria cui si aderisce con l’affetto.
In una meditazione o predica: leggere o ascoltare è semplicemente seguire la via tracciata da qualcuno fuori di noi.
Segue una riflessione: esame sul nesso proporzionale di effetti (buoni o cattivi) in relazione
alle cause; si esaminano i mezzi proporzionati per camminare effettivamente su quella via indicata. Viene quindi l’assimilazione interna, per cui, con un atto di fervore, si rendono proprie, viventi in noi quelle cose considerate. Le convinzioni diventano allora realtà assimilata (vita) che poi si svilupperanno in atti singoli che diventano possibili perché hanno fatto vita propria la tendenza (fine) della volontà e le convinzioni della mente.
Di qui si spiega anche il valore che la dottrina cristiana attribuisce all’intenzione prescindendo dalla pratica attuazione: l’intenzione crea perché è efficace, perché diventa vita dell’anima.
In un sillogismo la categorica enunciazione della maggiore è come una via fissata dalla volontà, un comando. Nella minore la mente riflette sul comando della volontà, analizza il concetto del termine detto medio, nell’esaminare se abbracci o meno il soggetto della minore. Chiude l’assimilazione totale dei due giudizi nella sintesi della conclusione, che diviene cellula vitale nell’organismo della scienza.
Gli esempi riportati ed altri innumerevoli che si potrebbero riportare dimostrano che il metodo «via, verità e vita» è organico, logico, chiaro, preciso, non solo, ma che può avere indefinite applicazioni perché tocca la costituzione specifica dell’uomo.