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Giacomo Alberione, SSP Brevi meditazioni - I IntraText CT - Lettura del testo |
2.o La sottomissione alla Divina volontà fu i1 segreto dei santi e dei martiri nell’accettare con rassegnazione, anzi, talvolta, con gioia, le più dolorose e lunghe sofferenze. «Sia fatta la Tua volontà, o Padre» (Lc. 22, 45) è stata la grande accettazione dell’amarissimo calice della passione. Così Giobbe: «Se da Dio accettiamo i beni, perché da Dio non accetteremo anche i dolori?» (Jb. 2, 10).
Il pensiero del paradiso ha sempre tanto confortato le anime generose nelle loro pene:
«Tanto è il bene che aspetto, che ogni pena mi è diletto», diceva S. Francesco di Assisi. E S. Paolo: «Sovrabbondo di gioia in ogni mia tribolazione» (II Cor 7, 4). Infatti, non vi è proporzione tra il breve soffrire e l’eterno godere; tra le piccole prove ed il gaudio inebriante del cielo.
Il purgatorio è più breve e più leggero in questa vita; più lungo e doloroso nell’altra vita. Ed è una grande misericordia da parte di Dio se ci offre occasione di pagare qui i debiti nostri con la Divina Giustizia. Diversamente, possiamo cercare noi stessi delle mortificazioni volontarie.
La Passione di Nostro Signore Gesù Cristo è incitamento molto utile a sopportare con pazienza i nostri dolori. Gesù soffre, ed è innocente; noi soffriamo, ma siamo peccatori. Se vogliamo arrivare alla Sua gloria dobbiamo seguirLo nella dolorosa via delle Sue continue sofferenze, che raggiunsero il colmo nella Passione.
L’apostolato della sofferenza è i1 più efficace; patire per compiere la passione di Gesù Cristo a favore del Suo corpo mistico che è la Chiesa. Santa Gemma Galgani, S. Giovanni della Croce e tanti Santi avevano una vera sete di mortificazioni e di sofferenza.