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Giacomo Alberione, SSP Brevi meditazioni - I IntraText CT - Lettura del testo |
2.o Ma la mortificazione è assai più necessaria nel compito massimo e più delicato: l’eterna salvezza.
Chi non sa mortificarsi cadrà in peccato: «Se vivrete secondo la carne morrete; se poi per mezzo dello spirito, mortificherete la carne, vivrete» (Rom. 8, 13). I desideri della carne sono rivolti al male: ai beni ed ai piaceri della terra. Eppure il Vangelo dice chiaramente di non guardare ciò che è pericoloso; di non desiderare cose vietate; di fuggire le occasioni del peccato. Ciò significa che si devono sempre frenare gli occhi, l’udito, la lingua, il tatto, la fantasia, il cuore; lasciare compagnie che piacerebbero, divertimenti immorali, letture cattive.
Solo chi si mortifica si fa migliore e santo. Distaccando il cuore da le creature, l’uomo si unisce a Dio. Mortificando il desiderio della stima, l’orgoglio, l’ambizione e frenando l’amore alle ricchezze, l’anima si unisce di più a Dio, si conforma a Gesù Cristo, aspira e acquista i beni spirituali ed eterni. «Chi vuol venire dietro di Me, rinneghi se stesso, porti ogni giorno la sua croce e Mi segua» (Mt. 16, 24), dice Gesù Cristo.
Ed ancora: la perfezione richiede lotta: «progredirai tanto quanto farai violenza a te stesso». Molte anime hanno desiderio e fanno propositi di santificarsi: ma si arrestano innanzi alle
difficoltà, al combattimento, al rinnegamento. Ora occorre operare contro il senso, dice S. Ignazio: «Combattendo contro la sensualità e l’amor proprio». Allora l’amore di Dio prende possesso dell’anima e la penetra in tutte le sue facoltà.