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Giacomo Alberione, SSP
Brevi meditazioni - I

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2.o  Fu una povertà continua. Incomincia la vita nello squallore di una grotta fra un bue e un asinello; la termina sul duro legno della croce, supplizio dei malfattori; ed il corso di Sua vita non è diverso.

       Disse predicando: «Le volpi hanno la loro tana, gli uccelli dell’aria i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha di Suo neppure un sasso su cui posare il capo» (Mt. 8, 20; Lc. 9, 18). Perciò a Nazaret ebbe: il vitto, il vestito, la casa, il giaciglio di un operaio, secondo i tempi ed il luogo in cui visse. E questo per tanti anni! Volle guadagnarsi lo scarso cibo ed il povero vestito con il duro lavoro del fabbro-falegname.

       Fu una povertà esemplare. Egli invitò a seguirla: «Se vuoi essere perfetto, disse al giovane ricco, va’, vendi quanto hai e distribuisci il ricavato ai poveri, poi vieni e seguimi» (Mt. 19, 21). Dichiarò: «Beati i poveri di spirito perché di essi è il regno dei cieli» (Mt. 5, 3); perciò la povertà è la via sicura per acquistare le ricchezze. Fino alla povertà di affetto tutti sono tenuti: Chi non rinuncia ai campi, alla casa, a quanto possiede non è degno del cielo.

 

      




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