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Giacomo Alberione, SSP
Brevi meditazioni - I

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(172)     LA PASSIONE – II

 

       1.o  Gesù Cristo patì volontariamente. La Sua non fu una semplice rassegnazione come può essere in noi. Egli prese un corpo per poter soffrire e morire; giacché come Dio non poteva né patiremorire. Noi sentiamo dei dolori, perché siamo deboli; Egli assaporò il dolore perché lo volle. La sua anima godeva sempre la beatitudine eterna; ma Gesù trovò una mirabile maniera di sentire insieme spasimi nel Suo spirito e nel Suo corpo. Dice S. Agostino: sono veri i Suoi dolori, ma perché nella Sua potenza li volle sentire. Con la Sua potenza scelse il tempo e l’acerbità delle Sue membra. Avevano i Nazareni tentato di precipitarLo dal monte sul quale era costituita la loro cittadina; ma Egli non voleva morire sfracellato; perciò passò in mezzo di loro e se ne andò. I giudei avrebbero voluto lapidarLo perché si era detto Dio; ma Gesù non voleva ancora morire, né voleva la lapidazione; perciò si allontanò, e le pietre caddero dalle mani dei nemici.

       Venuta l’ora stabilita, sapendo che Giuda Lo avrebbe atteso con gli sgherri nel Getsemani, Egli vi si portò; quando il drappello arrivò, Gesù disse agli Apostoli: «E’ vicino il traditore, alzatevi, andiamogli incontro» (Mc. 14, 42).

 

 

      




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