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Giacomo Alberione, SSP
Brevi meditazioni - II

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1.o Produce un'intima unione ed un'intima amicizia tra l'anima e Gesù Cristo: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue resta in me ed io in lui» (Jo. 6, 57). Con Gesù Cristo l'anima

 


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diventa una cosa sola, nel modo in cui l'amato è nell’amante e la verità nell’intelletto. L’amore di Dio non è ozioso: quando esiste, opera grandi cose; quindi in virtù di questo Sacramento, non solo viene elargita la grazia e la santità, ma ancora si è spinti all'azione. «La carità di Cristo ci sospinge» (2 Cor. 5, 14). L'anima sente un gran bisogno di operare per Dio e per la salvezza del prossimo. L'anima si trasforma in Gesù Cristo: è l'elemento inferiore che viene trasformato nel superiore, come il pane viene trasformato in carne e sangue. Così S. Agostino: «Sono cibo di adulti; cresci e mangiami; non sarai tu che mi trasformerai in te, ma sarò io che ti trasformerò in me». Infatti il più potente elemento assimila a sé il più debole. Gesù Cristo si sostituisce per così dire all'uomo: «Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me» (Gal. 2 20). È un'unione morale, intima, reale, trasformativa. L'uomo ha la vita soprannaturale e tutte le virtù e meriti da Dio ed in Dio «per Gesù Cristo», dal quale abbondantemente affluiscono tutte le cose buone e liete Ma fonte di tutto e capo di tutto è specialmente l'Eucaristia. Essa ci presenta Gesù Cristo immolato per la nostra salute.

 

    




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