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Giacomo Alberione, SSP
Brevi meditazioni - II

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2.o S. Agostino commenta: Io, dice il fariseo, sono giusto e tutti gli altri sono peccatori. E la vista del pubblicano gli è occasione di maggiore superbia. Costui, dice infatti il fariseo, è come tutti gli altri uomini, ma io sono diverso da lui per le opere di giustizia; perciò non sono un peccatore; cercate in queste parole ciò che egli domanda al Signore: nulla troverete; egli crede di avere abbastanza meriti. Salito al tempio per pregare, nulla chiede al Signore, non eleva a Lui alcuna supplica; non fa che lodare se stesso, ed arriva a insultare chi realmente pregava. Il pubblicano si tiene lontano, la conoscenza della sua umiltà lo accosta al Signore, lo mette realmente vicino a Dio. Non alza gli occhi al Signore; ma si attira gli sguardi benigni di Dio, picchiandosi il petto. La coscienza lo abbatte; ma la fiduciosa speranza lo solleva: «Si picchiava il petto» (Lc. 18, 13) «Ed io vi dico che costui ritornò a casa giustificato a preferenza dell'altro; poiché chi si esalta sarà umiliato; e chi si umilia sarà esaltato» (Lc. 18, 14). Dice Pascal: «Vi sono due categorie di uomini: quelli che si stimano colpevoli di tutte le mancanze: e sono i santi; quelli che si credono giusti e buoni: e sono i peccatori».

 

    




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