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Giacomo Alberione, SSP
Brevi meditazioni - II

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2.o L'Epistola spiega il sacerdozio di Gesù Cristo ed il sacerdozio da Lui istituito:

     «Fratelli: Ogni pontefice, preso fra gli uomini, è costituito a pro degli uomini in tutto ciò che riguarda Dio, onde offra doni e sacrifici per i peccati, e possa avere compassione degli ignoranti e traviati, essendo Egli stesso circondato d'infermità; quindi deve, come per il popolo, anche per se stesso fare il sacrificio pei peccati. Nessuno può arrogarsi tal dignità; ma solo chi è chiamato da Dio come Aronne. Così Cristo non s'arrogò da se stesso la gloria di essere sommo Sacerdote, ma gliela diede Colui che gli disse: Tu sei il mio Figlio; oggi ti ho generato. E anche in altro luogo gli dice: Tu sei Sacerdote in eterno, secondo l'ordine di Melchisedech. Egli nei giorni della Sua vita terrena, avendo con forti grida e lacrime offerto preghiere e suppliche a Colui che poteva salvarlo dalla morte, fu esaudito per la Sua riverenza. Benché fosse Figliuolo imparò da quello che patì l'obbedienza, e, giunto alla perfezione, divenne causa di eterna salute per tutti quelli che gli sono obbedienti, essendo stato proclamato da Dio sommo Sacerdote secondo l'ordine di Melchisedech. Ma di questo abbiamo da dire molte cose difficili da spiegare».

     Il Vangelo narra l'istituzione del sacerdozio cristiano:

     «In quel tempo; Gesù si mise a tavola coi dodici apostoli E disse loro: Ho desiderato ardentemente di mangiare con voi questa Pasqua prima del mio patire perché vi assicuro che non

 


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ne mangerò più, finché non si compia nel regno di Dio. E, preso il calice, rese le grazie e disse: Prendete e dividetelo tra di voi: vi dico che non berrò del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio. E, preso il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: Questo è il mio corpo, il quale è dato per voi; fate questo in memoria di me. E così il calice dopo cenato, dicendo: Questo è il calice del nuovo patto nel mio sangue che sarà sparso per voi».

 

    




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