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Giacomo Alberione Donna associata IntraText CT - Lettura del testo |
Una pur rapida sintesi dei molteplici argomenti propostici da DA dovrebbe evidenziare almeno le seguenti affermazioni:
– il rapporto uomo-donna non si realizza solamente nel matrimonio, in quanto può e deve attuarsi anche in una associazione apostolica tra donne e sacerdoti;
– la pastorale deve rinnovarsi adottando la collaborazione della donna, come primo e più importante mezzo per arrivare alla salvezza dell’uomo;
– la cura di anime deve rinnovarsi assumendo la modernità, intesa come il complesso degli strumenti nuovi ed efficaci nell’attività pastorale – come è la stampa – per arrivare alla intera società di oggi, che dalla Chiesa si va sempre di più e ostilmente distaccando.
Possono essere considerate emblematiche, in tal senso, almeno alcune affermazioni:
«Chi riducesse la sua vita sacerdotale alla messa ed al breviario: ovvero chi scrivesse sopra la propria bandiera e prendesse a suo motto queste sole parole: Io-Dio, costui non sarebbe un sacerdote: meglio a lui si addirebbe il chiostro» [DA 16].
«Si abbia adunque come motto: Io-Dio-Anime-Popolo» [DA 17].
«Il sacerdote senza la donna perderebbe tre quarti della sua influenza nella società, la donna senza di lui la perderebbe tutta. Come tra Dio e l’uomo sta il sacerdote, così tra il sacerdote e l’uomo sta la donna, anello di congiunzione» [DA 66].
«Se oggi vi sono nuove forme di immoralità si è perché lo spirito del male si vale di tutti i portati della civiltà, specialmente dello spirito odierno di associazione, organizzando il male. Meno inutili querimonie: notiamo invece che noi dobbiamo servirci di tutti i progressi moderni al bene, in modo particolare dell’associazione» [DA 171-172].
«Un parroco zelantissimo diceva: “Occorre allargare secondo i bisogni d’oggi gli scopi delle associazioni antiche”. E davvero: poiché nessuno deve dubitare di questa verità: scegliere i mezzi più convenienti al fine da ottenere. Oggi sarebbe ridicolo ostinarsi nell’adoperare i sistemi primitivi di navigazione, di stampa, di tattica militare, ecc. La religione, i dogmi, la morale cristiana sono immutabili nella loro sostanza, ma progredisce il nostro modo di conoscerli e di applicarli. La Chiesa cattolica è indefettibile e della
parola del Vangelo non cadrà neppur un apice: ma la Chiesa ed il Vangelo possiedono pure una mirabile facilità di adattarsi ai tempi ed agli uomini» [DA 318-319].
Don Alberione intende rinnovare mezzi e forme del ministero pastorale per rispondere meglio alle necessità dei suoi tempi. Anche lui sapeva bene però che il nuovo di ieri è il vecchio di oggi.
Rinnovarsi è stata la sua sfida ed è la stessa per gli eredi di questo testo: cogliendo ciò che in esso vi è di perenne, trovare mezzi e forme per tradurlo in atto oggi. Vale ancora la pena di credere, come don Alberione, che ogni iniziativa pastorale o apostolica che fosse concepita e realizzata solo al maschile, con l’esclusione o in competizione con la donna (o solo al femminile, o in competizione con l’uomo) sarebbe destinata al fallimento.
Sullo sfondo di DA resta una proposta di sinodalità o «cooperazione», «associazione» o alleanza da parte del Fondatore perché la sua Famiglia diventi soggetto unitario, sia della formazione dei propri membri, che della missione paolina, la quale, incentrata nella comunicazione, è da compiersi in una Chiesa e in un mondo chiamati a trasfigurarsi insieme in una sola famiglia, di Dio.
Allora, pur così «vecchia», un’opera come DA si realizzerebbe nel suo valore carismatico più nuovo. Perché quel che dura, almeno quanto l’albero, non sono le sue radici? E almeno attuali quanto la «casa», non sono forse le sue fondamenta?