- PARTE PRIMA LA DONNA PUÒ E DEVE FARSI COOPERATRICE DELLO ZELO SACERDOTALE
- Capo II LA DONNA CRISTIANA E LA DONNA APOSTOLA
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[Per la donna
all’uomo]
L’altra conclusione
era: nella cura pastorale rivolgerci agli
uomini, almeno tanto quanto s’accudisce alle donne. Ma qui non intendo di
svolgere questo argomento preciso ed in modo diretto: non è per ora il mio
scopo, sebbene di importanza capitale. Chi volesse invece vederlo trattato direttamente
ed anche con certa competenza potrebbe confrontare: L’apostolat entre des hommes del P. Contier (Gibier)1
(Editore: Charles Amat - Rue Cassette, 11 - Paris). Tuttavia parlerò
indirettamente della cura spirituale degli uomini: in questo senso: servirci della donna per giungere all’uomo,
applicare la donna a questo suo supremo ufficio: santificare l’uomo
(sanctificatus est vir infidelis per mulierem fidelem).2
E questo per parecchie ragioni:
1. Oggi non solo i laudatores temporis anteacti,3 ma gli stessi più moderni amatori della vita
odierna esclamano: in fatto di religione e di morale cristiana il livello è
disceso molto in basso! Lo tocchiamo con mano quando notiamo la sete febbrile
di piaceri che tutti invade,
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quando vediamo così diffusa una stampa che
non rispetta né la fede né il pudore, quando ovunque constatiamo il numero
immenso di malcontenti e degli insofferenti la disciplina, quando udiamo tanti
errori grossolani, quando soprattutto scorgiamo farsi così intenso e largo il
lavorio delle sette. È un male generale che penetra in tutti gli strati della
società: sono sintomi che inquietano tutti i benpensanti, che fanno fortemente
temere dell’avvenire. Noi abbiamo, è verissimo, a nostra sicurezza le parole del Maestro infallibile: Le porte dell’inferno non prevarranno4 contro la Chiesa...
Ma non è detto che non prevarranno contro questa o quella parrocchia, questa o
quella provincia, questa o quella
nazione...; e specialmente non è detto che non prevarranno contro queste o
quelle anime: l’esperienza quotidiana e una lunga storia ci dicono ben
altro. Vi sono dei mali ed altri più gravi ne presagisce l’addensarsi di nere
nubi sull’orizzonte. Ma oltre a tanti altri motivi di speranza noi abbiamo pur
questo: in generale la donna è nostra, la donna è cristiana e questa può
esserci fortissimo aiuto. Il P. Ventura,5
dopo aver descritto l’ora presente, ebbe a dire che la Chiesa avrebbe affidato
alla donna cattolica una missione ristoratrice, quasi un apostolato; e mons.
Pujia, arciprete di Santa Severina, scrive: «Noi, al presente, assistiamo ad un
movimento meraviglioso
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di restaurazione religiosa, morale e sociale, venuto
su come apostolato della donna cattolica: apostolato che sviluppasi prima fra
le pareti domestiche, per poi varcarne spesso anche i confini». Valerci dunque
della donna per rimediare a tanti mali6 e per seminare tanto bene negli
uomini.
2. Di più:
sappiamo benissimo che la miglior conquista nostra non è la donna: è l’uomo.
Così è l’esempio di Gesù Cristo, che nel Vangelo vediamo in generale dirigersi
più agli uomini: così vuole la natura della religione nostra che, se si adatta
a tutti nella sua semplicità, nella sua sublimità vien meglio compresa
dall’intelligenza dell’uomo: così vorrebbe la natura della famiglia cristiana
in cui vir caput est
mulieris7 e l’uomo dovrebbe dar istruzione ed esempio di
religione agli altri membri: così vorrebbero tante altre considerazioni... Ma
nella pratica vi è un certo numero di sacerdoti che non avrebbero il coraggio,
né forse l’attitudine di dedicarsi agli uomini. Vi hanno sacerdoti che
governerebbero ottimamente una compagnia di Figlie di Maria,8 ovvero la società delle Madri cristiane, ma
proverebbero una ripugnanza quasi insuperabile per la cura degli uomini.
Ancora: ve ne hanno altri il cui ministero si svolge al confessionale, quasi
unicamente: ed al confessionale il numero preponderante
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è sempre di donne. Questi
sacerdoti, veri benefattori occulti dell’umanità, dirigendo la donna ad una
vita sodamente cristiana e ad un apostolato di preghiera, d’esempio, d’azione,
non mancheranno di far giungere la salvezza anche a tanti uomini. Comunque poi
sia l’azione del sacerdote, sarà però sempre verissimo che la donna è di natura
più inclinata alla pietà e che ella troverà sempre conforto nella propria
debolezza presso il sacerdote. Il sacerdote avrà dunque mille occasioni per
esercitare su lei una influenza salutare e di servirsi di lei a beneficio di
tante anime, che a lui non verranno.
3. Né manca
un’altra ragione desunta da una considerazione opposta. La donna se non è buona
sarà cattiva: e la donna cattiva è una potenza straordinaria in mano al demonio,
è un centro di corruzione, è un germe di infezione. Ella rovinerà anche il
lavoro paziente e diuturno del più zelante sacerdote.
Se non ne faremo delle donne modellate sulla Vergine
santissima, per cui ci venne la vita, ne avremo delle donne modellate su Eva,
per cui venne la rovina dell’uomo; se non ne faremo delle Elene9 ne
avremo delle Eudossie,10 delle Elisabette
d’Inghilterra,11 delle Caterine di Russia:12 se non ne faremo delle Matilde di Canossa,13 delle Caterine da Siena,14 ne avremo
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delle Marozie, delle Teodore.15 Se la donna non ispirerà modestia, sarà
procace nelle mode, se la donna colta non ci darà una lettura onesta, ci darà
produzioni pagane e pornografiche;16
se la donna non ispenderà nel bene appoggerà il lusso e l’opere cattive; se non
sarà zelante diverrà scrupolosa e pettegola.
Se non avremo delle Clotilde,17 salvezza di Clodoveo, re dei Franchi, e
apostola della Gallia, ne avremo delle Anne Bolena18 rovina di Enrico
VIII19 e d’Inghilterra.
Chi ha pratica di mondo non ha che
da gettarvi uno sguardo in largo ed in lungo e ne vedrà la disastrosa verità.
Come in una parrocchia, organizzata bene una compagnia di Figlie di Maria, si
saranno dominati anche i giovani: così, e più ancora con verità, le
figlie20 guaste e sfacciate bastano a corrompere anche i migliori
giovani della più fiorente compagnia di San Luigi. O dunque avremo la donna con
noi a lavorare per gli uomini, o l’avremo contro di noi! E si sa: quando la donna
perde la fede ed il pudore, più ancora, quando la donna è preda dei partiti
sovversivi diventa più violenta, più anticlericale, apostola di male più
appassionata dell’uomo stesso. Mano, dunque, alla donna!
1
Probabilmente Gibier Charles-Henri-Célestin, nato ad Artenay, in Francia, il 25
dicembre 1849 e morto a Versailles, dove era stato vescovo, il 3 aprile 1931.
Pubblicò varie serie di Conférences aux
hommes (16 volumi, Parigi 1907-1911) toccando temi fondamentali come Dio,
Gesù Cristo, la Chiesa, la famiglia e la società. È considerato un precursore
dell’Azione cattolica (MM).
2 Cf. 1Cor 7,14: «Il marito non
credente viene reso santo dalla moglie credente».
3 Lodatori del tempo passato. Orazio (Arte poetica, 173) allude all’abitudine
di sottovalutare il presente a vantaggio del passato.
4 Cf. Mt 16,18.
5 Il
pubblicista, oratore e filosofo teatino Gioacchino Ventura di Raulica era nato
a Palermo l’8 dicembre 1792. Era stato allievo dei Gesuiti ma già nel 1818 era
entrato tra i Teatini. Seguace degli ultramontanisti francesi e in particolare
di Lamennais, ne tradusse e divulgò le opere in Italia. Grande successo ebbe un
suo discorso funebre (tenuto il 28-30 giugno 1847) per Daniel O’Connell
(1775-1847), un uomo politico irlandese (cf. DA 238). Il P. Ventura mostrava che non vi può essere reale
opposizione tra religione e libertà. Un altro discorso invece, tenuto per i
caduti nell’assedio di Vienna (27 novembre 1848), in cui si ipotizzava una
alleanza tra Chiesa e democrazia, fu messo all’Indice. Il Ventura intravedeva
nella democrazia l’attuazione concreta dei principi naturali, patrimonio di
tutte le genti e garantiti dal Vangelo. La rivoluzione stessa gli pareva talora
«lo sforzo [sì] cieco e disperato di una nazione cristiana [ma] per fare
rientrare il potere nei limiti che il cristianesimo gli aveva posto» (Discorso
per i morti di Vienna, Roma 1848, p. 11). Qualcuno ha definito il Ventura
«l’uomo di una sola idea: l’idea cristiana; e l’uomo di un solo libro: la
Bibbia». Confortato dalla benedizione di Pio IX che gli restò amico anche
durante un esilio da scontare per degli sbagli politici commessi, il P. Ventura
morì a Versailles, in Francia, il 2 agosto 1861. Menzionando qui Gioacchino
Ventura, Alberione ha in mente un suo libro intitolato La donna cattolica, continuazione alle Donne del Vangelo, in 3 volumi, pubblicati dai Coeditori Carlo
Turati di Milano e Dario Giuseppe Rossi di Genova, 1855.
6 In DA, mali è omesso.
7 Cf. Ef
5,23: «Il marito è capo della moglie» e 1Cor 11,3.
8 Cf. anche DA 25;
27; 170; 180s; 198; 201; 235; 255; 307; 309; 318; 333. Alberione si riferisce ad un manuale delle Figlie di
Maria Immacolata (cf. DA 181 e 111) e
menziona la Pia unione delle Figlie di Santa Maria Immacolata (cf. DA 184s), di cui riporta alcune regole
copiate da un libretto di Giuseppe Frassinetti (cf. DA 186-187), fondatore della “Pia unione dei Figli di Santa Maria
Immacolata”.
9 Sant’Elena
(267-328), madre di Costantino, dedita ai poveri e alla cura delle chiese della
nuova cristianità e pellegrina in Terra Santa.
10 Di
Eudossie ne esistono almeno due: la prima è l’imperatrice di Bisanzio, moglie
(dal 27 aprile 395) di Arcadio e madre di Teodosio II. Fu detestata per il
lusso sfrenato e la sua ostilità al vescovo san Giovanni Crisostomo. Invece
Eudossia Licinia, figlia di Teodosio II, nominata “augusta” in Ravenna nel 439,
passò a Roma nello stesso anno e vi fondò la chiesa di San Pietro in Vincoli.
11
Elisabetta I (Greenwich 1533 - Richmond 1603), era figlia di Enrico VIII e di
Anna Bolena (vedi nota 18). Divenne regina a 25 anni, nel 1558. Nei suoi 45
anni di regno cambiò il volto dell’Inghilterra.
12 Sia
Caterina I (1682/1683-1727) che Caterina II (Stettino 1729 - Pietroburgo 1796)
entrambe note per la loro vita avventurosa e spregiudicata.
13 Nel suo
antico castello di Canossa, in provincia di Reggio Emilia, questa contessa di
Toscana diede rifugio a Gregorio VII, il papa della “riforma gregoriana”
perseguitato da Enrico IV di Germania per aver proclamato la superiorità del
potere pontificio su ogni autorità terrena (libertas
Ecclesiae), imperatore compreso (MM).
14 Caterina
era nata a Siena nel 1347 e morì a Roma il 29 aprile 1380. Unì alla profondità
della contemplazione una attività instancabile. Messaggera di pace in una
società sconvolta da violente rivalità operò per il ritorno del papa da
Avignone, per la ricomposizione dello scisma d’Occidente, per la riforma della
Curia romana, per il miglioramento dei costumi, per l’assistenza ai malati e ai
carcerati. I suoi scritti eccellono per la sapienza, il fervore di carità e la
straordinaria qualità del linguaggio. È patrona d’Italia dal 18 giugno 1939 e
dottore della Chiesa dal 4 ottobre 1970 (MM).
15 Teodora è
il nome di almeno tre imperatrici bizantine (la prima [527-548] fu moglie di
Giustiniano; la seconda fu moglie dell’imperatore Teofilo [829-842]; con la
terza [995-1056] si estinse la dinastia macedone). Ma l’Alberione potrebbe
alludere a Teodora di Roma, famosa nobildonna del IX-X secolo, moglie del
patrizio e poi magister militum
Teofilatto. – Marozia, sua figlia, insieme alla sua potente famiglia, esercitò
grande influenza sulla politica e sui pontefici del periodo cosiddetto
dell’“età di ferro del papato”.
16 Si legga,
ad esempio di questa generale preoccupazione per il dilagare della pornografia
quanto scriveva il giornale tedesco Allgemeine
Zeitung di Monaco in data 23 giugno 1903: «È ben doloroso il vedere quanto
profondamente e rapidamente sia decaduto lo stato del pubblico decoro negli
ultimi vent’anni; libri, figure, caffè-concerti, cartoline illustrate,
annunzii, giornali umoristici, canzonette, operette, farse, aperta e
pseudoscientifica pornografia, nei ritrovi e nelle serate, nelle vetrine e
nelle relazioni diffuse ed ornate dei dibattimenti giudiziari, propagano una
specie di sifilide morale che fa orrore; il putridume torreggia sempre più alto
e, se potesse, appesterebbe il cielo; nessun ceto, nessuna età ne va immune.
[...] Dinanzi a questa luce dovrebbero sparire tutte le contese politiche!
Cattolico o protestante, cristiano o ateo, radicale o conservatore, ciascuno ci
pensi: la purità della vita domestica, la castità della donna, la fedeltà
dell’uomo, l’integrità della gioventù, la sanità delle generazioni, sono in
pericolo!» (cf. La Civiltà Cattolica
2 [1909] 439-454).
17 Anna
(nata nel 1504?) era figlia di Tommaso Boleyn, di modesta e recente nobiltà. Fu
damigella in Francia, alla corte di Francesco I. Ritornata in Inghilterra
(1526) e ricevuta a corte, fu notata da Enrico VIII che se ne invaghì. Questo
amore fu causa immediata dello scisma inglese. Enrico era già sposato con
Caterina d’Aragona (figlia di Ferdinando il cattolico), la cui figlia, Maria,
sarebbe stata l’erede legittima al trono. Enrico chiese il riconoscimento di
annullamento del suo matrimonio, ma papa Clemente VII glielo negò. Enrico si
ribellò e fece dichiarare nullo il suo matrimonio da Tommaso Cranmer, arcivescovo
di Canterbury. Allora sposò Anna Bolena che divenne regina (1533).
18 In DA il nome è Arrigo VIII.
19 In DA il nome è Arrigo VIII.
20
Piemontesismo per “ragazze”, “giovani”.
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