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Giacomo Alberione Donna associata IntraText CT - Lettura del testo |
La condizione d’una figlia sembra quella dell’umiltà, della fragilità, dell’obbedienza, della debolezza, e nulla più: pare a primo aspetto che la figlia non possa sotto alcun rispetto esercitare lo zelo. Eppure non è del tutto così. Anche la figlia può operare un gran bene attorno a sé: cioè verso i fratelli, verso i genitori, verso gli estranei.
Anzitutto verso i fratelli. – Ogni sacerdote, un po’ conoscitore del mondo, ricorda senza dubbio figlie che si sono sostituite ai genitori, defunti o inabili, per educare i fratelli: e spesso con tal efficacia da emulare l’influenza potentissima della madre e del padre. E quando queste figlie giunsero a sacrificare per i fratelli un lieto avvenire, una posizione lusinghiera, tempo, sanità, giovinezza, non devono venire
salutate come delle vere eroine? Eroine nascoste al mondo, forse persino disconosciute dai beneficati e ripagate d’ingratitudine: ma eroine ben note a quel Dio che vede nell’occulto e non lascia senza ricompensa un bicchier d’acqua dato in suo nome.22
Ve ne hanno altre non tanto generose, ma assai più numerose: quelle che associano l’opera loro delicata ed attenta a quella dei genitori per allevare bene i fratelli e sorelle, specialmente se minori. E questo coll’esempio anzitutto: mostrandosi sempre le prime nell’obbedire: portandosi per tempo e facendo con molto raccoglimento la preghiera: usando ogni diligenza per adempire i doveri di scuola e di casa: frequentando con assiduità il catechismo e i santi sacramenti.
Poi, colle parole: quante volte esse possono insegnare le preghiere, dare un buon consiglio, richiamare al dovere, fare correzioni! Spesso sono le sorelle che narrano in casa quanto hanno sentito nelle prediche, che ricordano in famiglia gli avvisi del parroco, che difendono e fanno eseguire i comandi dei genitori.
Inoltre: con mille industrie. Ricordo di buone giovani attente a che i fratelli eseguissero i compiti di scuola, che ogni mese o almeno per diverse volte nell’anno s’accostassero ai santi sacramenti, che non leggessero giornali cattivi, che non frequentassero compagnie
pericolose. Verissimo che, i fratelli specialmente, non vogliono obbedire in tutto ad una sorella: verissimo che una sorella non può sempre dominarli. Ma quando è buona, tutta premurosa e attenta per essi, pronta a compiacerli in quanto può, otterrà assai coi suoi modi gentili, pazienti, insinuanti. Di una giovane i vicini dicevano: «È l’angelo della pace e della gioia nella sua famiglia».
In secondo luogo può far del bene agli stessi genitori. Verso di questi la figlia non ha mai da atteggiarsi a maestra e tanto meno a superiora: si trattasse pure di un padre o di una madre indegni di tal nome. Ella farà del bene coll’umile sottomissione e col più sincero affetto. È suo dovere pregare per i genitori; renda loro con questo mezzo quello che non può dare tante volte coll’aiuto e col soccorso.
E di quale efficacia non è la preghiera dei figli presso il Signore! Dio convertirà i genitori, se mai ne avranno bisogno: Dio darà ad essi la pazienza e la costanza nella loro così importante missione: Dio darà loro le grazie necessarie per guadagnarsi il cielo. Vi furono figlie che si offrirono vittime al Signore per i cattivi genitori: e spesso ebbero la consolazione di vederli almeno morire riconciliati con Dio. Dai genitori si è ricevuta la vita: e non sarà troppo offrirla per essi!
Ancora: la figlia può loro far del bene in mille modi, diversi secondo l’età, le circostanze, l’indole. Quante volte potrebbe narrare loro dei buoni fatti o ripetere loro le verità studiate nel catechismo sotto pretesto di dar loro conto della sua applicazione! Quante volte nella vigilia o nel giorno di festività religiosa potrebbe introdurre con destrezza la conversazione su tale argomento! Quante volte potrebbe leggere, nelle ore di libertà, tratti di buoni libri o qualche foglio onesto, come per ricreazione! Non mancano poi i giorni di tristezza per la famiglia: non mancano i giorni in cui sugli stessi genitori, per quanto affezionati, passa qualche nube o malumore: non mancano i giorni in cui nasce qualche screzio tra i figli ed i genitori. Missione della figlia allora è di farsi come l’olio per togliere gli attriti: missione della figlia allora è di fare l’angelo della consolazione: di porsi come intermediaria di pace, come vittima di espiazione, di perorare la causa buona. Né ella si può lamentare se di fronte ai fratelli deve cedere, sebben la ragione possa essere dalla parte sua: o se le toccasse soffrire qualche cosa in causa dei genitori: no, questo è quanto spetta alla figlia, come all’uomo si appartengono specialmente le opere d’ingegno e di fatica. Né si creda la figlia di riuscire a poco: no. Se ella è davvero umile, se si mostra sempre contenta dei suoi cari, se non ha troppe pretese pel
vestire o per riguardi, opererà quasi meraviglie. Garbata, curosa,23 sempre lieta, semplice, dolce ed affettuosa, sarà tenuta come prezioso tesoro dai genitori, che, per compiacerla, acconsentiranno tanto volentieri ai suoi desideri.
In terzo luogo: la figlia può seminare tanto bene anche fuori di casa. Se il vizio si può paragonare ad un incendio che divampa, l’esca ne è la donna: se la gioventù maschile è in grave pericolo per la moralità, la gioventù femminile è forte spinta o forte ritegno. La figlia, modesta nel suo vestire, nei suoi sguardi, nel suo tratto, impone rispetto e riverenza, concilia la stima e l’ammirazione, sparge attorno il profumo della castità e della virtù. Lo sguardo invece della figlia disonesta ferisce l’anima, il suo tratto senza pudore provoca al male, il suo contegno è incentivo al peccato. Quindi quel detto: se volete dei giovani onesti, rendete caste le figlie. Di qui si misuri, se è possibile, la grande opera moralizzatrice compita da una figlia virtuosa, ritirata, casta! Ella, anche senza parlare, fa una continua predica, e una predica di un’efficacia straordinaria.
Può di più far del bene coll’esempio, colla preghiera, colla parola, col prendere parte a tante opere di zelo.
Coll’esempio: di una vita aliena dai divertimenti, di una vita che rifugge dall’esporsi, di una vita dedita alla pietà ed al lavoro.
Colla preghiera: non solo per sé, ma ancora per gli altri e specialmente per i bisogni pubblici e per i peccatori.
Colla parola: cogliendo volentieri l’occasione di seminare buone massime e sante esortazioni: prestandosi pure, data l’occasione, all’Opera del catechismo.
Colle opere di zelo: specialmente parrocchiali, giacché una figlia deve possedere lo spirito di parrocchia, di cui si dirà in seguito.
Queste forme di zelo vennero spiegate abbastanza diffusamente sopra, parlando dello zelo della donna come individuo.
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