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Giacomo Alberione Donna associata IntraText CT - Lettura del testo |
Tolgo dalla Settimana sociale (1912 N. 11) quanto segue: «Da qualche anno sogno, vagheggio un’istituzione, che la mia fantasia mi dipinge come bella e attuabile, e non manifestai ancora al pubblico, essendomi accontentato di farne qualche cenno a chi forse avrebbe potuto dirmi: Proviamo. L’opera da me vagheggiata sarebbe una scuola economico sociale femminile.
1. In detta scuola sarebbero ammesse fanciulle che oltrepassano i 16 anni almeno, e giovani vedove, che si mostrino inclinate alle opere di pietà e carità cristiana.
2. Verrebbero ammaestrate contemporaneamente:
a) Nei lavori manuali femminili più necessari e più utili.
b) Nell’economia domestica (scuola della buona massaia).
c) Nell’arte di curare ed assistere gli infermi (scuola di infermiere).
d) Nel metodo di far bene la dottrina cristiana.
e) Nella propaganda sociale femminile, nel far, a mo’ di esempio, piccole conferenze o buone letture, ecc. alle ragazze ed alle donne del popolo.
3. Compiuto il corso – la durata del quale sarebbe da decidersi più o meno lunga secondo che si vuole – coteste fanciulle, rientrate sotto il tetto domestico, potrebbero fare gran bene nei paesi, nelle cittadine, nei comuni rurali, specialmente là dove non vi sono suore, o quando queste venissero allontanate dalla tristizia16 dei tempi.
4. Potrebbero:
a) Fare il catechismo.
b) Riunire ragazze più grandicelle, ammaestrarle alla loro volta nei lavori donneschi,17 nell’economia domestica, far loro buone letture.
c) Assistere gli infermi, prepararli, quando occorra, agli ultimi sacramenti.
d) Diventare nel paese di loro residenza operose propagandiste e l’anello di congiunzione tra un dato paese e i comitati centrali delle donne cattoliche o di altre associazioni analoghe.
e) Essere a capo delle associazioni o istituzioni pie locali, come delle Figlie di Maria.
Coteste le grandi linee della istituzione che dovrebbe possibilmente avere annesso un pensionato. La vita di collegio dovrebbe essere alla buona, senza sfarzo,18 il vitto abbondante, ma semplice. Le allieve avrebbero una certa libertà per uscire a date ore, sole o accompagnate, secondo il caso. Un rigore troppo grande sarebbe fuor di luogo: essendo esse chiamate all’apostolato; una certa libertà gioverà alla loro formazione, la quale dovrà essere seria e religiosa assai, ma senza alcuna affettazione e nulla che sappia del monacale.
Tutte pagherebbero pensione o di loro borsa o con gli aiuti dei benefattori. I parroci e le persone agiate dovrebbero favorire buone ragazze a frequentare tali scuole. Uscite da tali scuole potrebbero chiedere, per i servizi prestati, un piccolo compenso, se pure non ameranno quando fossero agiate prestarsi gratuitamente.
Seguono alcune osservazioni. Resterà un sogno? Si nota che a Roma Miss Turton dirige un convitto per la formazione di infermiere: parecchie suore ne frequentano i corsi. La Scuola sociale avrebbe un programma alquanto simile ma assai più esteso».