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Giacomo Alberione, SSP
Apostolato dell’edizione

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Pratica del culto alla S. Scrittura

Il culto alla S. Scrittura, come il culto a Dio, dev’essere completo, cioè secondo la nostra natura di esseri umani e socievoli. Culto perciò interno, che si manifesti all’esterno; privato e quando occorra pubblico.

Il tutto, in modo che l’esercizio interno dia all’esterno il suo valore ed il suo significato, e l’esterno reagisca sull’interno intensificandolo. Il pubblico compirà e perfezionerà il privato.

E praticamente:

Soggezione dell’intelligenza con atti di fede sinceramente cattolica, semplice e forte.6

«Fede cattolica», cioè basata sul principio che lo Spirito Santo illumina infallibilmente la Chiesa nell’interpretare le divine Scritture secondo la mente del divin Maestro, e dirige nella fede ognuno che crede alla Chiesa. Fede, che si prepara [con l’acquisto] di una sufficiente istruzione religiosa e si attiene ai commenti approvati dalla Chiesa; che legge la S. Scrittura e in particolare il Vangelo con quell’amore e spirito con cui Gesù Cristo lo ha predicato agli uomini.

«Fede semplice» poiché comprendono la parola divina i semplici ed umili di cuore. Alla S. Scrittura bisogna accostarsi con un cuore simile


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a quello degli Apostoli, a quello della Vergine Santa.

«Fede forte». La parola divina converte, ma ci vuole coraggio per proporla agli smarriti e ai traviati; ci vuole coraggio a sacrificare le passioni per seguire gli insegnamenti di essa.

Soggezione della volontà con l’adesione totale alle leggi divine morali nei Libri santi e particolarmente nel Vangelo. «Esso – dice Cornelio a Lapide – è il libro di Cristo, la filosofia, la teologia di Gesù Cristo, il lietissimo annunzio della Redenzione, della grazia e della salute del genere umano, portato dal cielo per mezzo suo e conferito agli stessi credenti. Per questo, leggere od udire il Vangelo è leggere o sentire la stessissima voce del Figlio di Dio. Il Vangelo si deve dunque ascoltare con tanta riverenza come si ascolterebbe Gesù Cristo stesso».7

Soggezione del cuore e di tutto il nostro essere come c’insegna la Chiesa e come ce ne diedero esempio molti santi, tra i quali ci piace ricordare Sant’Antonio, San Basilio, Sant’Agostino, Santa Cecilia.

Soggezione del cuore, grato a Dio che ci rivela le verità, ci significa la sua volontà, e ci manifesta il suo amore; grato e aperto ad abbracciare


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con slancio e gaudio il divino beneplacito e lodare la divina grandezza.

Soggezione riverente quale intendeva Papa Anastasio, quando rivolto ai Vescovi della Germania e della Borgogna scriveva: «Ci avete fatto sapere che alcuni quando si legge il Vangelo stanno seduti». E poco dopo: «Questa cosa, con l’autorità apostolica comandiamo che in nessun modo abbia da avvenire in seguito. Ma quando si leggono nella Chiesa i Santi Vangeli, i sacerdoti e tutti gli altri presenti, non seduti, ma in piedi e curvi per riverenza in cospetto del S. Vangelo, ascoltino attentamente la parola del Signore e l’adorino con fedeltà».8




6  Cornelj, Introduzione alla S. Scrittura.



7  Cf. Vol. III, 3-4.



8  Can. Apost. de Consecrat. dist. 1.






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