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Sac. Giacomo Alberione, Primo Maestro della Pia Società San Paolo Oportet orare IntraText CT - Lettura del testo |
Il modo di fare la confessione lo conosciamo,
Il modo di fare la confessione lo conosciamo, lo abbiamo imparato sulle ginocchia della madre e nelle scuole di catechismo. Ma si può sempre fare meglio.
a) La confessione è una grande preghiera. La confessione è una preghiera che va annoverata fra le sette grandi preghiere che sono i Sacramenti. Da essi tutti ritraggono forza e vita; essi sono come sette canali che emanano dall'Agnello elevato e sacrificato sopra il monte Calvario, sulla Croce.
b) La confessione è un grande mezzo di risurrezione, un mezzo che opera ex opere operato, e non soltanto ex opere operantis,e come sarebbe l'esercizio della Via Crucis. Non è la stessa cosa ricordare ai fedeli il bisogno, l'obbligo della confessione o dare il consiglio di accendere una candela davanti al SS. Sacramento. È punto di partenza, è principio di risurrezione la confessione.
In pratica: come confessarci? Occorre: 1) preghiera; 2) esame; 3) dolore; 4) proposito; 5) confessione; 6) assoluzione; 7) penitenza e specialmente emendazione, che è il segno esteriore e sicuro e unico che le nostre confessioni sono buone e fruttuose.
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Preghiera. Le condizioni che si ricordano ai fedeli per una confessione buona dobbiamo applicarle su tutti i peccati, ma in modo speciale sul peccato fondamento, sulla radice, cioè sulla mancanza di pietà.
Esame. Abbiamo o non abbiamo sufficienza di preghiera? Giudichiamoci spassionatamente; esaminiamo tutte le preghiere, dal mattino quando dobbiamo dare il cuore al Signore, fino all'ultimo pensiero della sera quando incrociamo le braccia e stringiamo il crocifisso e la corona e riposiamo «sub umbra alarum tuarum»17, protetti da Dio, che caccierà lontano dal nostro letto le immaginazioni ed i fantasmi. Che ci pare della nostra vita di pietà?
Tutte le preghiere scrutiamo; specialmente le preghiere più necessarie, come la Messa, il Breviario, l’esame di coscienza, il Rosario, ecc. Scrutiamo non solamente come facciamo noi stessi, ma come curiamo che gli altri facciano: cioè, se siamo maestri di orazione; se predichiamo senza riposo: opportune ed importune.f
Dolore. Poi dobbiamo pentirci di tutto ciò che abbiamo fatto di male,
particolarmente dobbiamo pentirci d'aver lasciato morir di
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fame l'anima nostra e di averla condannata ad un'etisia spirituale.
Forse l'abbiamo abbandonata ad una siccità continua quest'anima, si è inaridita per mancanza di umore, non abbiamo abbastanza bevuto al «fons aquae salientis in vitam aeternam»18. Che cosa vale dire: «Vidi aquam egredientem de templo a latere dextro, et omnes ad quos pervenit aqua ista salvi facti sunt»19, se poi noi abbiamo lasciato che la fonte scorresse e non abbiamo piegato il nostro ginocchio e non abbiamo bevuto di quelle acque copiose, salutari che uscivano dal Cuore stesso di Gesù Cristo? Si spandevano sopra la terra a refrigerarla, a renderla fertile, a rendere la vegetazione rigogliosa nei santi e forse nelle stesse anime pie da noi dirette; e per noi che utilità?
Proposito. Se mancherà la preghiera, faremo le cose in modo umano, non delle cose soprannaturali. Diamo uno sguardo a noi, poi uno al Crocifisso e un altro al cielo: la mia vita è una preparazione al cielo? Mi preparo al paradiso? La mia volontà è efficace? È una velleità o una vera risoluzione? Che cosa mi dice la coscienza?
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Confessione. Nella confessione è buona cosa aprirci prima sull'orazione. Questa pratica dà in mano al confessore la chiave per aprire e vedere nella nostra anima ogni segreto. La preghiera è il segreto di riuscita nella vita spirituale e nella vita pastorale. Sarà facile applicare i rimedi e fissare i mezzi davvero efficaci.
Assoluzione. Riceviamola come se ci trovassimo sul letto di morte, come se si trattasse dell'ultima assoluzione.
Penitenza. Verrà fatta bene; ma sia con tali disposizioni da togliere ogni pena temporale, possibilmente. Fortunato chi ogni settimana mette in regola i conti con Dio! Il sacerdote ed il cristiano si conoscono dall'esame di coscienza e dalle confessioni; se queste sono diligenti, diligente e pia e buona è l'anima, la vita, il ministero. Diversamente, quale sfacelo, illusioni, pene in morte!
Conclusione. – Le sante orazioni di Gesù Cristo ottengano a noi perdono e
misericordia, e cioè servano a riparare le nostre mancanze di pietà. Se questi
giorni saranno giorni di esercizi di orazione ben fatta, noi usciremo
trasformati. Invochiamo l'aiuto di Maria, degli Angeli Custodi, di tutti i
Santi del paradiso per ottenere la grazia di pregar bene, per
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ottenere il gran dono della preghiera, sorgente e fonte di ogni grazia. «Omnes... perseverantes unanimiter in oratione... cum Maria matre Jesu»20.
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