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Sac. Giacomo Alberione, Primo Maestro della Pia Società San Paolo
Oportet orare

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II. – I mali causati dalla tiepidezza nella preghiera.

 

            La tiepidezza è peccato che disgusta il Signore.

            Vi sono dieci comandamenti, ma il primo ordina la preghiera. Infatti, esso ha una parte negativa: proibisce cioè l'idolatria, la superstizione, l'ateismo, l'irreligiosità. Poi ha una



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parte positiva, ed ordina appunto la preghiera, la divozione, il culto divino. La trasgressione di ogni comandamento è peccato; ma se Iddio ha messo prima quello della preghiera, bisogna dire che questo è il principio degli altri, questo è scala ai seguenti. Come si fa a salire una scala di dieci scalini? Si sale passando per il primo.

            E dopo i dieci comandamenti, vi sono le virtù cristiane, religiose e sacerdotali. Come saliremmo a questa altezza se noi non oltrepassassimo il primo gradino?

            Non è ora il caso di fermarci a distinguere particolarmente dove già è peccato, o dove solo si trascura un consiglio lasciando la preghiera. Sarebbe occupazione della scuola; ma noi sappiamo che Iddio ha messo a base di tutti i suoi comandamenti: Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio fuori che me. In generale, ne segue che si deve pregare tanto quanto occorre per salvarci nel nostro stato. Occorre cioè tanto di preghiera, quanto ci basta per non peccare, anzi, praticare i comandamenti, i doveri dello stato, le virtù religiose, sacerdotali, cristiane. Meno di questa misura, sarebbe privarci dell'alimento e forza, esporci ai peccati, mettere a serio pericolo la salvezza eterna. E se manchiamo in quello che Dio ha messo come primo obbligo, in quello che egli



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segna come prima prova di fedeltà, come possiamo sperare? Come potrà Iddio essere contento di noi? Come possiamo poi sperare di osservare gli altri comandamenti? Sa bene il Signore quanto si richiede per evitare il peccato, vivere casti, sobri, obbedienti, ecc.; è davvero soprannaturale: ed il Signore, prima di darci obblighi, ci offre il mezzo per adempierli. È possibile osservare i comandamenti, sempre e da tutti, a questo patto: che si preghi: «Deus impossibilia non jubet, sed jubendo monet, et facere quod possis et petere quod non possis» (S. Agostino)a.

            Tutti i peccati offendono il Signore, ma la trascuranza nella preghiera più di tutti: poiché è principio d'ogni peccato. Di Pietro è detto «sequebatur eum a longe»6, seguiva da lontano il Divin Salvatore; simbolo questo di tiepidezza, che preludeva alle fatali cadute.

            Non possiamo, certo, dire: preghiera più o preghiera meno, è lo stesso! Quei che si vantano di essere galantuomini, senza osservare il primo precetto della preghiera, non possono fidarsi di essere in realtà sulla buona via. Il Signore ci ha dato il quarto, quinto, sesto, settimo comandamento, ma ancora prima il culto e l'orazione; perciò, questo comandamento,

 

 

 



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essendo base di tutti gli altri, deve essere oggetto primo del nostro esame di coscienza.

            Il Signore, volendo ribadirci questo obbligo di dargli il debito culto e di pregare per avere la grazia, ha messo ancora un altro comandamento, «santificare le feste» perché se tutti i giorni bisogna pregare, un giorno bisogna poi dedicarlo tutto alla preghiera ed al culto di Dio. Ma quanto disgusta Dio quel figlio che comincia subito a disobbedirlo la prima volta che egli manifesta la sua volontà!

 

* * *

 

            Di più: la tiepidezza nella preghiera ha purtroppo molte e dolorose conseguenze. Chi non prega, non ha luce alla mente, va indebolendosi nella volontà, va perdendo i sentimenti di generosità, specialmente l'amor di Dio, il fervore, ed infine, va disponendosi al peccato. Da principio, saranno piccole cadute, poi cadute più gravi, poi gravissime e poi...

 

           




aDio non comanda cose impossibili, ma comandando esorta a fare ciò che puoi e chiedere ciò che non puoi”.

6 Matth. XXVI, 58. “Lo seguiva da lontano.




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