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Sac. Giacomo Alberione, Primo Maestro della Pia Società San Paolo
Oportet orare

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Giorno II

Meditazione I — LA MORTE DEL TIEPIDO

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SACRA SCRITTURA

 

Parabola del ricco

 

            In quel tempo Gesù disse una parabola: Ad un uomo ricco aveva fruttato bene la campagna, ed egli andava così ragionando fra sé: Come farò che non ho dove riporre la mia raccolta? E disse: Farò così: demolirò i miei granai e ne fabbricherò dei più vasti, e ci metterò dentro tutti i miei prodotti ed i miei beni, e dirò all'anima mia: O anima, tu hai messo da parte i beni per molti anni; riposati e mangia e bevi e godi. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti si chiederà l'anima tua; e quanto hai preparato di chi sarà? Così capita a chi tesoreggia per sé e non arricchisce dinanzi a Dio.

            E disse ai suoi discepoli: Perciò vi dico: non vi prendete pena della vostra vita, per il mangiare, né del corpo, per il vestire. La vita è da più del cibo ed il corpo da più del vestito. Guardate i corvi: non seminano, non mietono, non han dispensagranaio, eppure Dio li nutre. E voi quanto valete più di loro?

                                             (Luc. XII, 16-24).

 



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            Qualche volta un cristiano, un sacerdote, un religioso, nella confessione settimanale, nel Ritiro mensile, nel corso dei SS. Spirituali Esercizi, deve constatare che non ha fatto quello che si era proposto, non ha adempito quello che pure era il suo desiderio. Quali le cause? Possono essere varie; ma la principale, senza dubbio, è stata l'insufficienza di preghiera. La sufficienza nostra è solo e tutta da Dio: «Sufficientia nostra ex Deo est»1; e l'avremo se siamo sufficienti nella preghiera.

            Quando scarseggia la preghiera, la vita cristiana, religiosa e sacerdotale si cambia in tormenti. Quando viene meno la preghiera, si vede quello che è da farsi e non si ha la forza di compierlo: «Veggo il meglio ed al peggior m'appiglio»: «Video meliora, proboque, sed deteriora sequor»; «Video aliam legem in membris meis, repugnantem legi mentis meae, et captivantem me in lege peccati, quae est in membris meis»2.

 

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1 II Cor. III, 5. “La nostra capacità viene da Dio.

2 Rom. VII, 23. “Nelle mie membra vedo un’altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra.




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