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Sac. Giacomo Alberione, Primo Maestro della Pia Società San Paolo
Oportet orare

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IL CURATO D'ARS E LA PREGHIERA

 

            Padre nostro, che sei nei cieli... Oh! come è bello, figliuoli, avere un Padre nel cielo! Venga il tuo regno... Se faccio regnar Dio nel mio cuore, Egli mi farà seco regnare nella sua gloria... Sia fatta la tua volontà... Nulla di sì dolce come il fare la volontà di Dio, e nulla di sì perfetto... Per ben operare, bisogna operare come vuole Iddio, in piena conformità coi suoi disegni.

            Dacci oggi il nostro pane... Noi siamo composti di anima e di corpo. Noi chiediamo a Dio il nutrimento del nostro cadavere, ed Egli ci risponde facendo che la terra produca ciò che è necessario alla nostra sussistenza... Ma noi gli chiediamo il nutrimento dell'anima, che è la più bella parte di noi; e la terra è troppo piccola per dare alla nostra anima di che saziarla; essa ha fame di Dio. Dio solo la può soddisfare, e perciò Dio non credette far troppo, dimorando sulla terra e prendendo un corpo, affinché questo corpo divenisse alimento delle nostre anime. «La mia carne, ha detto nostro Signore, è davvero un nutrimento... Il Pane, che io vi porgo, è mia carne per la vita del mondo». Il pane delle anime è nel tabernacolo. Il tabernacolo è la dispensa dei cristiani... Oh! stupenda cosa che ella è, figliuoli miei! Quando il prete vi porge l'Ostia e ve la mostra, l'anima vostra può dire: Ecco il mio nutrimento!... Oh! figliuoli, noi siamo troppo fortunati... non lo intenderemo che in Cielo!...

            Quanto più si prega, tanto più si vuol pregare, a guisa di un pesce che nuota dapprima sulla superficie dell'acqua, e poi si tuffa e si porta sempre più sotto. L'anima si tuffa, si inabissa, si perde nelle dolcezze della conversazione con Dio.

            Nella preghiera il tempo è senza durata. Non so se, mentre si prega, si possa desiderare il Cielo. Oh! sì... Il pesce che nuota in un ruscelletto vi gode, perché si trova nel proprio elemento; ma starebbe ancor meglio nel mare.

            Quando preghiamo dobbiamo aprire il cuore a



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Dio, come il pesce, quando vede arrivar l’ondata, apre la bocca.

            Stilla dalla preghiera una dolcezza saporita, come il succo che stilla dall'uva matura.

            La preghiera è una rugiada imbalsamata; ma per sentire questa rugiada bisogna pregare col cuore puro.

            Chi non prega è come una gallina od un tacchino, che non possono sollevarsi nell'aria. Se volano un pochino, tosto ricadono, e, raspando la terra, vi si avvoltolano, se ne insudiciano e sembra che trovino altrove diletto. Invece il buon cristiano è un'aquila intrepida che fende l'aria e mira ad avvicinarsi sempre più al sole; tale è il cristiano sollevato sulle ali della preghiera.

            Fin dal mattino, nello svegliarsi, bisogna offrire a Dio il cuore, la mente, i pensieri, le parole, le azioni, tutto se stesso per servirsene a gloria di lui. Rinnovar le promesse del battesimo, ringraziare l'Angelo Custode, chiedergli la sua protezione, pensando che egli non ci ha abbandonati nelle ore del nostro riposo.

            Vi son dei buoni cristiani che sogliono proporsi di fare nella giornata tanti atti d'amor di Dio, tanti sacrifici... E quest'uso mi piace.

            Lungo il giorno bisogna invocar sovente i lumi dello Spirito Santo. Quanto bisogno abbiamo di conoscere la nostra miseria! Bisogna recitare un Pater e un Ave per la conversione dei peccatori, per le anime purganti... Bisogna ripetere sovente: «Mio Dio, abbiate pietà di me!», come un fanciullo direbbe alla mamma: «Dammi un pezzetto di pane... dammi la mano... dammi un bacio!...».

            Penso spesso alla gioia degli Apostoli, quando videro Nostro Signore. La separazione era stata così crudele! Gesù li amava tanto! Era stato così buono con loro!... Si può supporre che li abbracciasse, allorché disse loro: La pace sia con voi! Ed è così che quando preghiamo abbraccia l'anima nostra, e ci dice: «La pace sia con voi»!

                                         (Dal Cat. del S. Curato d'Ars).

 



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